Mariano Rajoy si è dimesso dalla carica di premier della Spagna, in seguito alla mozione di sfiducia presentata in parlamento dal Partito socialista, il PSOE.
Il nuovo primo ministro è il socialista Pedro Sánchez.
Mariano Rajoy ha annunciato che rinuncia alla guida del Partito Popolare. “È giunto il momento di porre fine a questa storia”, ha dichiarato. “Il Pp deve continuare ad avanzare sotto la guida di un’altra persona”.
Il voto di sfiducia è stato discusso tra il 31 maggio e il primo giugno dal Parlamento spagnolo.
“È stato un onore lasciare una Spagna migliore di quella che ho trovato”, ha detto Rajoy pochi minuti prima dell’inizio della votazione sulla mozione, oggi venerdì primo giugno 2018.
Il Partito Popolare, che sostiene il premier, è stato accusato di aver mantenuto una contabilità segreta per anni ed è stato condannato per aver utilizzato milioni di euro di origine illecita.
Facendo appello alle altre forze parlamentari, il leader del PSOE, Sánchez, ha specificato che il suo obiettivo è “recuperare la dignità della democrazia spagnola che è stata danneggiata dal partito che governa”e arrivare presto a nuove elezioni.
La mozione è “cattiva per la Spagna e va contro la stabilità del Paese” e serve solo gli interessi di Sánchez, ha risposto Rajoy.
La discussione sulla mozione di censura è iniziata giovedì 31 maggio e prosegue oggi, venerdì primo giugno.
Il Partito nazionalista basco e il PdCAT catalano hanno fatto sapere che appoggiano la sfiducia presentata dal Partito socialista.
Il PSOE ha bisogno di raggiungere la maggioranza assoluta della Camera, ossia 176 voti, una cifra che non facile da ottenere a causa della frammentazione attuale delle forze parlamentari.
Il Partito socialista dispone di 84 deputati e ha davanti a sé due opzioni per raggiungere la maggioranza necessaria. La prima è avere il sostengo di Unidos Podemos, con i suoi 67 voti, e del partito di destra ed ex alleato del PP, Ciudadanos, con 32 voti.
Quest’ultimo, però, ha già detto di non voler appoggiare il PSOE e che presenterà una propria mozione di censura per convocare immediatamente le elezioni ed evitare che il partito socialista formi un nuovo governo.
La seconda opzione, invece, vede la mozione di censura appoggiata dai partiti nazionalisti ed indipendentisti.
“Il PSOE non negozierà con gli indipendentisti. Se vogliono votare gratis per Pedro è un loro problema”, fanno sapere dal partito socialista.
Spesso infatti i piccoli partiti come il Pnv (partito nazionalista basco) sono stati accusati di aver appoggiato politiche del governo Rajoy per il proprio tornaconto.
Cos’è una mozione di censura
La mozione di censura è uno strumento tipico delle forme di governo presidenziale e semipresidenziale che permette all’opposizione parlamentare di esprimere la propria sfiducia nei confronti del governo.
Nel caso spagnolo, la mozione di censura deve anche indicare chi assumerà il ruolo di capo del governo al posto di quello in carica.
Nella costituzione spagnola, infatti, la sfiducia deve essere un atto “costruttivo”, per cui è necessario indicare un candidato per la presidenza del governo e un programma dettagliato da presentare ai parlamentari.
Per essere approvata, la proposta deve essere appoggiata dalla maggioranza del Parlamento e in quel caso il governo deve presentare le sue dimissioni al re, che affida l’incarico al candidato incluso nella mozione stessa.
Il caso Gurtel
La mozione di sfiducia fa seguito alla sentenza della Corte spagnola per il caso Gurtel, l’inchiesta iniziata nel 2007 e che ha portato alla luce una rete di corruzione legata al PP.
La Audiencia Nacional di Madrid ha infatti condannato a 33 anni l’ex tesoriere del Partito Popolare Luis Barcenas, a 15 anni sua moglie Rosalia Iglesias e a 51 anni Francisco Correa, che gestiva la “caja B”, i fondi neri destinati al PP.
Il Partito popolare è stato condannato al pagamento di 240mila euro, mentre l’accusa per l’imprenditore Correa è quella di aver distribuito dal 1999 al 2001 tangenti e favori per l’aggiudicazione degli appalti.
In cambio, Correa otteneva fondi che sono stati utilizzati in parte per finanziare una cassa nascosta del PP e in parte spostati sui conti svizzeri intestati a Barcenas.
Il premier Mariano Rajoy era stato inizialmente chiamato a testimoniare nel processo, ma non è stato ritenuto attendibile dalla Corte.
Il capo del governo he fatto sapere che non ha intenzione di assumersi la responsabilità dello scandalo che ha travolto il suo partito e la direzione stessa difende la continuità del mandato di Rajoy.
Secondo i giudici spagnoli, il Partito popolare ha ricevuto oltre 110mila euro per le elezioni municipali del 2003 a Pozuelo de Alarcón, vicino Madrid, e 133mila euro per la campagna elettorale di Majadahonda.
Podemos e il voto su Pablo Iglesias
Un altro scandalo ha attraversato anche Podemos, il partito spagnolo nato dalle proteste di piazza del 2012.
Il dirigente Pablo Iglesias e la portavoce Irene Montero sono stati criticati per aver acquistato una villa molto costosa, andando contro i principi stessi del partito.
La casa è costata 615mila euro e si trova a 40 chilometri dalla città di Madrid.
Dopo le numerose condanne ricevute, Iglesias e Montero hanno indetto un referendum interno per lasciare che fosse la base a decidere il loro futuro politico.
“Non pensavo che tutto questo generasse un dibattito e una notizia di tali dimensioni. Però credo che, quando si mette in discussione la credibilità di un leader politico, non ci si possa nascondere e serva metterci la faccia”, ha dichiarato il leader del partito.
L’affluenza è stata molto alta e il 68,42 percento degli iscritti al partito ha votato a favore di Iglesias e Montero, che manterranno così i loro posti.
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