Migliaia di persone si sono radunate a Madrid e in altre città spagnole il 7 ottobre per manifestare in favore dell’unità del paese e contro l’indipendenza della Catalogna, dopo il referendum di domenica primo ottobre.
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Alcuni dei manifestanti chiedono trattative tra il governo centrale e quello catalano, che si prepara a proclamare l’indipendenza. Altri sono unionisti e sostenitori dell’estrema destra che rivendicano l’unità del paese.
Martedì 10 ottobre il presidente della regione autonoma Carles Puigdemont riferirà al parlamento regionale e in quell’occasione è attesa la proclamazione.
Il 5 ottobre la Corte Costituzionale spagnola ha sospeso la seduta del parlamento catalano, inizialmente prevista per il 9 ottobre, dopo che il presidente della comunità autonoma Carles Puigdemont aveva annunciato, in un discorso tenuto mercoledì 4 ottobre, che il parlamento catalano avrebbe preso atto di quanto deciso dal referendum per l’indipendenza.
Il rappresentante del governo spagnolo in Catalogna, Enrico Millo, il 6 ottobre ha chiesto scusa per le violenze perpetrate dalla polizia durante la consultazione referendaria. Il prefetto si è scusato per la violenta reazione da parte della polizia contro i cittadini che cercavano pacificamente di votare, ma ha comunque sottolineato che la votazione è stata definita “illegale” da Madrid.
Si è trattato del primo caso di scuse offerte da un funzionario del governo spagnolo dopo gli scontri che hanno causato quasi 900 feriti, tra cui 33 agenti di polizia.
Intanto, prosegue l’esodo delle imprese catalane da Barcellona. La Caixa Banking Foundation, gestisce la società holding che controlla Caixabank, ha reso noto sabato 7 ottobre che sposterà il suo quartier generale a Palma di Maiorca almeno fino a quando continueranno i disordini in Catalogna.
Il 6 ottobre il parlamento spagnolo ha approvato una nuova legge per aiutare le imprese a trasferire la loro sede legale dalla regione.