Domenica 20 dicembre dalle 9 alle 20, 36,5 milioni di cittadini spagnoli sono chiamati alle urne per eleggere i 350 deputati e 208 senatori che sceglieranno il nuovo governo.
Già alla chiusura dei seggi verranno comunicati i primi risultati parziali, ma per dati più attendibili bisognerà aspettare almeno fino a mezzanotte. L’affluenza registrata alle 17 secondo l’agenzia internazionale Reuters era pari al 58,36 per cento dei votanti.
I sondaggi danno in testa l’attuale primo ministro popolare Mariano Rajoy, ma nonostante secondo le statistiche il suo partito abbia molte possibilità di vittoria, si ritiene che non raggiungerà la maggioranza assoluta e sarà costretto a formare una coalizione di governo.
Al termine di queste votazioni potrebbe venire meno la classica scena politica bipartitica spagnola tra popolari e socialisti, che ha dominato la scena politica del paese dalla morte del dittatore Francisco Franco, nel 1975, in poi. Per questo, le elezioni del 20 dicembre vengono considerate le più imprevedibili da 40 anni a questa parte.
Due partiti, infatti, potrebbero guadagnare un discreto successo: Podemos di Pablo Iglesias e Ciudadanos di Albert Rivera. I socialisti di Pedro Sanchez rischierebbero, addirittura di perdere il ruolo di primo partito d’opposizione.
“Sono convinto che gli spagnoli chiederanno un cambiamento. Sono convinto che questi anni di stanchezza e di corruzione… stanno per finire”, ha affermato Rivera venerdì 18 dicembre.
Le campagne dei diversi partiti si sono concentrate proprio sulla necessità di trasformazione del governo, data la situazione di crisi generale della Spagna e gli alti livelli di disoccupazione che hanno portato molti cittadini del paese a espatriare negli ultimi anni.
Entrambi i partiti emergenti hanno concentrato i propri sforzi per convincere i cittadini della necessità di maggiore trasparenza all’interno delle istituzioni, promettendo di eliminare la corruzione.
Le proposte comuni di Podemos e Ciudadanos sono state quelle di una riforma costituzionale ed elettorale, oltre che una separazione della politica dal sistema giudiziario spagnolo.
Il leader socialista Sánchez in campagna elettorale aveva risposto alla possibile rimonta dei due nuovi partiti dichiarando: “C’è solo un colore, il rosso dei Socialisti, che può portare cambiamenti politici in Spagna”.
Soltanto il partito dei conservatori, tramite le parole di Rajoy, è andato in controtendenza, rispetto ai suoi avversari. L’attuale primo ministro ha infatti consigliato ai cittadini spagnoli di votare per la continuità di governo, avvertendoli che un cambiamento potrebbe essere deleterio in un paese come la Spagna, che al momento si trova in una situazione precaria.
Leggi l'articolo originale su TPI.it