Nelle elezioni politiche tenutesi in Spagna il 20 dicembre del 2015 il Partito popolare, la formazione di centrodestra guidata dal premier uscente Mariano Rajoy, è stata la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti, ma non è tuttavia riuscito a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi necessaria per poter governare.
I popolari hanno infatti ottenuto il 28,72 per cento dei voti e 123 seggi, ben distanti dai 176 necessari per poter governare e perdendo circa 14 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2011.
In seconda posizione sono arrivati i socialisti (Psoe), che hanno ottenuto il 22,01 per cento dei voti e 90 seggi, in calo di oltre 6 punti rispetto al 2011.
Terza posizione per la lista anti-austerity Podemos che, sommandola ai diversi movimenti locali cui si è appoggiata in diverse comunità spagnole, raggiunge il 20,66 per cento e 69 seggi.
Quarti, i liberali di Ciudadanos, anche loro come Podemos alla prima elezione politica nazionale, che raggiungono il 13,93 per cento e 40 seggi.
Stando a questi dati, nessun partito è in grado di formare un governo da solo e qualsiasi governo possibile prevede il sostegno sia dei popolari che dei socialisti.
Questo risultato è una dato piuttosto inusuale per le elezioni spagnole, caratterizzate fino a oggi da un sostanziale bipolarismo tra popolari e socialisti, bipolarismo che con il voto del 20 dicembre è venuto meno grazie all’avanzata di Podemos e Ciudadanos che hanno tolto una notevole quantità di voti ai due principali partiti.
Oltre a questo dato, resta molto forte il ruolo dei partiti autonomisti in Spagna: la sinistra repubblicana catalana ha ottenuto 9 seggi, mentre gli indipendentisti catalani liberali di Democracia i Libertat ne hanno ottenuti 8.
Nel Paese Basco, invece, il Partito nazionalista basco ottiene 6 seggi mentre l’altra lista autonomista, Bildu, ne ottiene 2. Un seggio è andato anche agli autonomisti delle Canarie.
Crollo invece per la lista di sinistra Izquerda Unida, che dimezza i propri voti e ottiene solamente due seggi contro gli 11 del 2011, mentre la lista liberale di sinistra UpYD, sotto l’1 per cento, resta fuori dal parlamento.
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