Covid e cocaina: puntata II, lo spaccio di droga durante il lockdown
In un sondaggio dell’Emcdda, l’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, condotto in 10 Paesi europei e rivolto agli esperti del settore della criminalità organizzata, è stato chiesto se il lockdown avesse o meno influenzato il flusso di cocaina nel loro paese. In Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Lituania, Olanda, Polonia, Romania e Svezia il flusso ha registrato un sostanzioso aumento già segnalato dall’Europol a maggio 2020, mentre in Austria, Bulgaria, Francia, Croazia, Portogallo e Spagna è stata registrata una leggera riduzione del flusso.
Le grosse spedizioni via mare di cocaina hanno registrato un notevole incremento durante il periodo di lockdown e i mesi immediatamente precedenti (Europol, Emcdda 2020). Altra storia è il traffico aereo. Nello stesso periodo sono diminuite vorticosamente le operazioni di traffico che avvenivano tramite i voli di linea internazionali: la chiusura degli aeroporti ha influito enormemente (Gandilhon, 2020). Secondo i dati di Europol, nei primi 4 mesi del 2020, sono stati sequestrati i quantitativi di cocaina pari a metà dei sequestri effettuati nel 2017, indice di un rinnovato flusso verso l’Europa.
Alexis Goosdeel, direttore dell’Emcdda, tira in ballo i Darknet markets e le app di messaggistica crittografate quando pensa alle tendenze e ai dati elaborati dalla sua agenzia nel report pubblicato a fine maggio (EU Drug Markets Impact of COVID-19): “Gli effetti negativi che il COVID 19 ha portato alle nostre economie è probabile che renderà alcuni degli individui più vulnerabili delle nostre comunità più inclini all’abuso di droghe e al coinvolgimento diretto nel suo mercato. Inoltre, la crescita esponenziale del mercato online e della comunicazione criptata metterà a dura prova le forze dell’ordine”.
Lo spaccio di droga durante il lockdown? Basta cambiare tattica
L’impatto più evidente che il lockdown sembra aver avuto nella filiera organizzata del traffico di cocaina internazionale si è manifestato al momento della vendita al dettaglio del prodotto. Ma, anche qui, si apre un ampio e lungo capitolo. Nonostante la disponibilità di cocaina all’interno del mercato europeo, il trasporto dei piccoli quantitativi durante le prime settimane di lockdown è risultato difficile all’interno degli Stati europei e l’orchestrazione della vendita ha dovuto reinventarsi nelle strade e nella rete web (Maggio 2020, EMCDDA, COVID19 and Drug supply via Darknet markets).
Il traffico intra-europeo delle sostanze stupefacenti ha infatti sviluppato tutta una serie di tattiche che si sono adeguate alle varie misure restrittive adottate dai singoli Stati. In alcuni casi è stata adottata la tecnica dello stoccaggio: nascondere i carichi di cocaina in magazzini, aree industriali dismesse o come nel caso riportato dall’Orginized Crime and Corruption Reporting Project (20 maggio, OCCRP), nascondere la cocaina sottoterra.
Il caso di Gioia Tauro
Nel porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, Rocco Molè, membro dell’Ndrangheta, ha deciso di seppellire in un campo di limoni 537 chili di cocaina destinati al mercato del nord Europa. Data l’impossibilita di un corridoio sicuro durante il lockdown italiano era la soluzione più plausibile. Il 28 marzo la Polizia di Stato rendeva pubblico l’esito dell’operazione che vedeva Molè pedinato dagli agenti in una staffetta confusa dal porto al campo di limoni. Ora è in carcere accusato di traffico di droga.
In questi termini, stando ad un’intervista rilasciata all’OCCPR da Marco Sorrentino, colonnello della Guardia di Finanza, emerge che l’arrivo di cocaina nei porti italiani durante il periodo di lockdown è inizialmente diminuito grazie ad alcune operazioni strategiche. E, stando sempre alla sua ricostruzione, il traffico internazionale di cocaina di matrice italiana si sarebbe spostato nelle aree portuali spagnole, dove la mafia italiana vanta svariati punti di appoggio, e a quanto pare, più margine di operatività.
Il problema dell’ultimo passaggio
Ma, se da un lato la fantasia delle organizzazioni criminali ha dovuto affrontare l’impossibilità di movimenti sicuri intra-europei, dall’altro il blocco parziale del traffico pesante tra Stati membri ha comunque permesso che il flusso di smistamento avvenisse senza grandi difficoltà. Il vero anello debole era il passaggio verso il piccolo consumatore in quanto lo spostamento personale, in molti Paesi, è stato oggetto di pesanti restrizioni fino a pochi giorni fa.
La distribuzione ha così dovuto cambiare modus operandi. Molti reports hanno mostrato che gli affiliati alla criminalità organizzata hanno fatto uso di certificati falsi, veicoli commerciali e divise fake per fingersi addetti del settore della food delivery e vendere così la droga in città direttamente alla porta del consumatore (Pattison e O’Brien, 2020).
Le app criptate
Ad aprile l’Interpol emanava un’allerta europea spiegando che il food rider era diventata la figura cardine nello spaccio di sostanze stupefacenti durante il lockdown: marijuana, cocaina, ecstasy e chetamine. Altro protagonista è il mondo della rete e le app di messaggistica criptate: Telegram, per capirci. A marzo l’Europol l’aveva già capito e ribadito in un report dettagliato sul cybercrime durante il lockdown. Anche l’Emcdda incalzava sul tema con una pioggia di dati dai dettagli maniacali.
I Darknet markets quali Agartha, Cannazon e Versus in paesi come Germania e Inghilterra avevano iniziato già da marzo a registrare un aumento del traffico online per l’acquisto di sostante. Ecco alcuni messaggi che giravano in questi siti analizzati dall’Emcdda: “Siamo attivi durante il Corona Virus! Ma per favore, siate sicuri e prendetevi cura in modo responsabile della vostra salute durante questo periodo!”,“ NUOVO LOTTO! CAMPIONI GRATUITI di cocaina boliviana 0.1G 0.1G 90%+ EUROPE / BALTICHE”, “Per evitare di essere scoperti, ogni ordine viene inviato in un contenitore esca. I nostri pacchetti passano facilmente attraverso scansioni X-RAY e cani. Molti doppi controlli prima dell’nvio!”, “Accettiamo ora ordini da 1g e 3,5g, oltre ai soliti ordini da 7g, 14g e 28g”.
Un mercato delle vacche totalmente indifferente alla mannaia del COVID19. Se in Germania e Inghilterra hanno aiutato molto i Darknet markets, in altri Paesi sono state le app di messaggistica ad aver contribuito enormemente a coordinare le vendite al dettaglio delle sostanze stupefacenti. Belgio, Bulgaria, Olanda, Austria, Croazia, Finlandia e Francia ad esempio, hanno fatto largo utilizzo delle app scaricabili su smartphone: Telegram, WhatsApp, Reddit, Twitter, AIM, Jabber, Facebook.
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