La Cina ha stabilito che dispiegherà dei sottomarini armati con testate nucleari nell’Oceano Pacifico per contrastare il sistema armato degli Stati Uniti che, sostiene Pechino, ha indebolito la forza di deterrenza cinese.
Benché non sia stato deciso quando cominceranno i pattugliamenti, la Cina insiste che la mossa è stata una scelta obbligata, una mera risposta all’accerchiamento.
Gli Stati Uniti avevano reso noto in marzo di voler installare un sistema anti-balistico nella Corea del Sud, decisione presa in seguito al quarto test nucleare della Corea del Nord, il cui raggio d’azione copre buona parte del territorio di Pechino.
Questo, unito allo sviluppo di missili da crociera ipersonici capaci di colpire la Repubblica Popolare Cinese in meno di un’ora, è visto come una minaccia all’efficacia della forza di deterrenza terrestre del paese.
La Cina ha perseguito una politica di deterrenza cauta, dichiarando che non userebbe mai le armi nucleari per prima, qualora fosse coinvolta in un conflitto, e immagazzinando separatamente testate nucleari e missili.
Inoltre, Pechino ha cercato per trent’anni di sviluppare la tecnologia missilistica sottomarina, incontrando numerose indecisioni politiche e fallimenti tecnici.
Oggi, la Cina è pronta a mettere insieme le testate nucleari e i missili per trasportarle e a consegnarle alla marina militare, ma la decisione potrebbe ulteriormente esacerbare una situazione già tesa.
Gli Stati Uniti sostengono di voler essere pronti a rispondere allo stato canaglia dell’area, la Corea del Nord e di agire nell’interesse dei suoi alleati regionali, la Cina risente della massiccia presenza americana e sente che la sua sicurezza geostrategica è a repentaglio, così cerca di rispondere mossa su mossa alle scelte del Pentagono e a recuperare terreno sulla superiorità dell’arsenale americano.
Le forze armate di Stati Uniti e Cina sono pericolosamente vicine nel Mar Cinese Meridionale, dove si trovano alcune isole oggetto di dispute tra vari paesi della regione, e gli osservatori avvertono che il rischio di fraintendimenti è alto.
La settimana scorsa, jet dell’aeronautica cinese avevano intercettato un velivolo militare statunitense in volo sulle aree contese.
Il Pentagono aveva riferito che l’aereo da ricognizione degli Stati Uniti era impegnato in un pattugliamento di routine in acque internazionali quando l’aeronautica di Pechino aveva costretto il pilota a cambiare i suoi piani di volo con manovre pericolose.
Il ministro degli Esteri cinese aveva negato tali circostanze, ma aveva invitato gli Stati Uniti a mettere fine alla sorveglianza nei territori prossimi alla Cina.