Oggi dovrebbe essere il grande giorno del secondo round di negoziazioni in Bielorussia tra le delegazioni di Ucraina e Russia, in un clima a dir poco difficile. Vladimir Putin ha ordinato di intensificare l’assalto alle città per arrivare a costringere il presidente ucraino Zelensky alla resa.
Kiev chiede l’interruzione degli attacchi militari, Mosca risponde che l’operazione non cesserà fino al pieno raggiungimento degli obiettivi strategici. L’esercito russo continua a marciare sulla Capitale Kiev. Mariupol, fondamentale città marittima del Sud, è ormai assediata, senza luce, riscaldamento e con Rete Internet intermittente. E a Kharkiv, la seconda città del Paese, prosegue l’attacco ai civili.
Insomma, a Putin piace trattare con la pistola sul tavolo o puntata direttamente alla tempia del nemico tanto più che fonti molto bene informate rivelano che in concomitanza con il discorso di Biden alla nazione “le squadre russe dei posti di comando della forza missilistica strategica e le flotte del nord e del Pacifico sono passate all’allerta di combattimento rafforzata”.
In poche parole potrebbero esserci sommergibili nucleari al largo del Pacifico e dell’Atlantico pronti ad avviare operazioni note come “Il giorno del giudizio” creando uno tsunami con onde alte 30 metri che potrebbero arrivare sino agli Stati Uniti. Sarebbe questa, il condizionale è d’obbligo vista la delicatezza e la portata della questione, una delle ipotesi al vaglio del consiglio di sicurezza russo.