Le autorità somale hanno denunciato che il governo keniano sta “scaricando” i rifugiati somali sul confine lasciandoli senza il minimo supporto.
Nairobi ha infatti annunciato a maggio che avrebbe chiuso il campo rifugiati di Dadaab che ospita oltre 320mila rifugiati somali e che li rimpatrierà entro la fine dell’anno.
Negli ultimi cinque mesi lo stato meridionale somalo di Jubaland, che confina con il Kenya, si è andato riempiendo di campi improvvisati per accogliere intere famiglie di somali espulsi da Nairobi.
Si tratta di sistemazioni estremamente precarie: scarso o nessun accesso a sanità e istruzione e forniture di acqua potabile e servizi igienici limitati se non assenti.
Le autorità locali hanno quindi lanciato l’allarme: il Jubaland non è in grado di far fronte questo ingente afflusso di persone.
La decisione del Kenya di rispedire in Somalia i rifugiati è legata all’approssimarsi delle elezioni in un clima di retorica anti-rifugiati alimentata dai timori che riguardano il gruppo estremista somalo al-Shabaab.
La mossa è stata però criticata sia dalle Nazioni Unite che da altre organizzazioni umanitarie, che sostengono sia sconsiderato forzare un numero così elevato di persone a tornare in un paese dove ancora infuria la guerra.
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