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    Gli stati che offrono soldi ai migranti per ritornare nei loro paesi di origine

    Credit: unhcr

    La Germania ha lanciato un nuovo programma di incentivi economici per i migranti che decidono di tornare indietro, ma anche altri paesi europei si muovono nella stessa direzione

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 5 Dic. 2017 alle 17:20 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:48

    Il governo tedesco ha lanciato un programma di incentivi economici per il rimpatrio volontario di migranti cui è stata respinta la richiesta di asilo. 

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    I nuovi benefici sono un’estensione del programma di assistenza ai rimpatri volontari e dureranno fino a febbraio 2018.

    Ai singoli migranti vengono offerti 1.000 euro se decidono volontariamente di far ritorno nei loro paesi di origine, mentre ai nuclei familiari ne vengono offerti 3mila.

    Oltre a questi incentivi, ai richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta verranno proposte delle facilitazioni per la ricerca di un alloggio nel paese di origine e sovvenzioni economiche per il viaggio di ritorno.

    Il governo tedesco sta anche dando informazioni ai richiedenti asilo respinti sui cosiddetti “centri di consulenza”, dove possono ricevere supporto.

    “Se una persona decide entro febbraio di accettare il rimpatrio volontario, potrà avere un’assistenza per ricominciare, ma anche per pagarsi un alloggio durante il primo anno di residenza nel paese d’origine”, ha spiegato il ministro Thomas de Maiziere al quotidiano Bild.

    A fine 2016 – secondo l’ufficio federale di statistica tedesco – erano 1,6 milioni le persone che avevano chiesto asilo in Germania. Dal 2014 il numero dei richiedenti asilo è aumentato del 113 per cento.

    Alla fine del 2016, 872mila richiedenti asilo avevano un permesso di soggiorno umanitario. Ma per la maggior parte dei richiedenti asilo accettati (600mila), questo riconoscimento era solo temporaneo.

    Nel 2016, la Germania ha respinto la richiesta di asilo di 158mila persone.

    L’intenzione di aumentare i rimpatri volontari assistiti non è nuova.

    Nel 2016 ad esempio, Francia e Norvegia hanno incrementato i fondi destinati ai richiedenti asilo che decidevano di tornare indietro.

    A novembre dello scorso anno, il governo francese ha offerto 2.500 euro ai migranti che “volontariamente” decidevano di tornare nei loro paesi entro la fine dell’anno.

    L’ufficio per l’immigrazione e l’integrazione in Francia (OFII) presentò l’offerta come “una forma di risarcimento” per rifugiati e migranti che avevano compiuto la traversata verso l’Europa.

    L’offerta, che ricadeva nell’etichetta di “incentivo”, prevedeva una serie di benefici aggiuntivi tra cui la tratta aerea pagata e fino a 10mila euro di aiuti finanziari per trovare un nuovo impiego una volta tornati in patria.

    Già a ottobre del 2016, l’OFII aveva introdotto un “pacchetto di aiuti” per facilitare il rimpatrio di cittadini stranieri. La somma iniziale degli incentivi ammontava 350 euro, ma da allora è salita a 650, quindi a 1.850 per arrivare a 2.500 euro se avessero lasciato la Francia entro la fine del 2016.

    Stessa strategia è stata adottata dalla Norvegia ad aprile 2016, quando il governo norvegese annunciò l’intenzione di offrire la somma di 10mila corone (1.200 dollari statunitensi) ai migranti decisi a lasciare il paese.

    Si trattò di un incentivo temporaneo (sei settimane) che venne elargito solo ai primi 500 migranti che avessero presentato la domanda, in aggiunta alle 20mila corone che già vengono assegnate a chi lascia il paese.

    Anche in Italia si è pensato a una misura simile.

    Già nell’ottobre 2016 durante il G6, gli allora ministri degli Interni Angelino Alfano, Thomas De Maiziere (Germania) e Bernard Cazeneuve (Francia), si erano mossi in questa direzione, siglando un accordo per elaborare un piano di rimpatri volontari assistiti.

    Ad agosto 2017 il Viminale ha proposto una cooperazione per i rimpatri con Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e Unhcr.

    Già circa 5mila persone hanno scelto di far ritorno in patria usando lo strumento del rimpatrio volontario assistito. Di fatto il piano adesso potrebbe prevedere un aiuto di circa 3mila euro a migrante per i rientri.

    I migranti otterrebbero in prima battuta 500 euro più il biglietto aereo. Una volta nel loro paese d’origine sarebbe l’Oim ad assisterli con finanziamenti per l’apertura di una attività commerciale.

    L’Europa ha già messo a disposizione 200 milioni di euro, ma la somma potrebbe salire, visto che altri stati si sono detti disponibili a collaborare.

    Come funzionano oggi in Italia i rimpatri volontari dei migranti

    Il Ritorno Volontario Assistito è la possibilità di ritorno offerta ai migranti che non possono o non vogliono restare nel paese ospitante e che desiderano, in modo volontario e spontaneo, ritornare nel proprio paese d’origine.

    La misura del Rimpatrio Volontario Assistito (RVA) è attuata dal governo italiano in favore dei cittadini extracomunitari da oltre un decennio, attraverso l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (OIM).

    La realizzazione di questi programmi prevede vari momenti: la segnalazione e la valutazione del caso, l’elaborazione di un progetto individuale che tenga conto delle capacità e delle aspettative del migrante, il sostegno alla realizzazione di questo piano nel paese di origine.

    I destinatari:

    • Richiedenti protezione internazionale;

    • Richiedenti protezione internazionale con diniego, entro i 15/30 giorni dal ricevimento del diniego o successivamente alla presentazione del ricorso;

    • Cittadini di paesi terzi che beneficiano di forme di protezione internazionale: rifugiati e titolari di protezione sussidiaria;

    • Cittadini di paesi terzi con permesso di soggiorno per motivi umanitari;

    • Vittime di tratta e casi assimilabili;

    • Cittadini di paesi terzi che vivono in Italia in situazione di estrema vulnerabilità e grave disagio (disabili, donne sole con bambini, anziani, persone con gravi problemi di salute fisica e/o mentale, senza fissa dimora)

    • Cittadini di paesi terzi che non soddisfano o non soddisfano più le condizioni di ingresso e/o soggiorno in uno Stato membro (o che non soddisfano più le condizioni per il rinnovo del permesso di soggiorno ai fini della permanenza sul territorio italiano.

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