Mercoledì 29 novembre il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha chiesto ai vertici militari di utilizzare tutta la forza necessaria per mettere in sicurezza la penisola del Sinai nei prossimi tre mesi, dopo l’attacco terroristico in una moschea della regione di venerdì 24 novembre, costato la vita a oltre 300 persone.
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L’attacco, che non è stato rivendicato da nessun gruppo terroristico, è stato il peggior attentato commesso da miliziani nella storia moderna dell’Egitto.
Le autorità egiziane hanno detto che gli uomini armati, che hanno aperto il fuoco dopo aver fatto esplodere delle bombe, sventolavano bandiere dell’Isis.
“È vostra responsabilità assicurare e stabilizzare il Sinai entro i prossimi tre mesi”, ha detto al-Sisi rivolgendosi al suo nuovo capo di gabinetto in un discorso, senza fornire non dettagli sulle operazioni. “Potete usare tutta la forza bruta necessaria”.
Le forze egiziane hanno lottato contro i miliziani del sedicente Stato islamico per molti anni nel governatorato del Sinai del Nord, dove sono morti centinaia di poliziotti e soldati.
I militari hanno effettuato raid aerei e raso al suolo un’area vicino al confine di Gaza per distruggere i tunnel.