Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    L’Isis vicino alla sconfitta nella battaglia per Deir ez-Zor in Siria

    Alcuni jet russi bombardano obiettivi in Siria. Credit: Reuters/Maxim Shemetov

    Nella battaglia per Deir ez-Zor i curdi siriani avanzano da nord e le forze di Assad si avvicinano da sud. Gli schieramenti pro-USA e pro-Russia sono vicini

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 14 Set. 2017 alle 17:43 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:47

    Mentre le truppe siriane continuano a combattere intorno alla città di Deir ez-Zor, anche le truppe arabo-curde si apprestano a raggiungere la città, fatto che causerebbe la rottura in due parti del fronte dell’Isis in Siria.

    Il 14 settembre 2017 le truppe arabo-curde si sono infatti avvicinate a Deir ez-Zor, arrivando a pochi chilometri dalle truppe dell’esercito siriano di Assad, che non è chiaro se abbiano già varcato l’Eufrate. Sembra molto vicino il ricongiungimento tra i due eserciti, sostenuto dagli statunitensi il primo e dai russi il secondo. Il loro ricongiungimento spezzerebbe il fronte dell’Isis in Siria in due, accerchiando completamente l’area lungo l’Eufrate a valle di Raqqa e a monte di Deir ez-Zor.

    L’8 settembre un raid aereo russo ha ucciso almeno 40 miliziani del sedicente Stato islamico, tra cui quattro comandanti di alto livello, vicino a Deir ez-Zor, una città siriana sulla riva destra del fiume Eufrate, non lontano dal confine con l’Iraq. La città è al centro di una battaglia tra l’Isis e le forze del regime siriano, che sono riuscite a spezzare l’accerchiamento del gruppo terrorista e che ora cercano di riconquistare l’intera regione.

    Nel frattempo, il 7 settembre, Damasco ha accusato le forze israeliane di essere responsabili di un attacco aereo nell’area di Hama, compiuto nel decimo anniversario di un altro raid degli stessi israeliani che colpì proprio la città di Deir ez-Zor.

    Il bombardamento russo contro l’Isis

    Il raid, effettuato da due caccia-bombardieri, un Su-34 e un Su-35, ha colpito un’area segnalata da un rapporto di intelligence del 5 settembre che dimostrava la presenza in loco di comandanti di alto grado dell’Isis. I miliziani si erano riuniti in una località segreta sotterranea a pochi chilometri da Deir ez-Zor, che fungeva da posto di comando per le operazioni militari nell’area delle forze del sedicente Stato Islamico. Secondo i militari russi, tra le vittime figura anche Abu Muhammad al-Shimali, il comandante dei foreign fighters arruolatisi nell’Isis.

    Il ministero della Difesa di Mosca ha anche detto di avere le prove che alla riunione fosse presente anche Gulmurod Khalimov, considerato il “ministro della guerra” dell’Isis. Il comandante terrorista, secondo i russi, è stato ferito a morte dall’attacco al bunker. Il bombardamento è avvenuto nella zona di al-Muhasan, 20 chilometri a sud est di Deir ez-Zor.

    Addestratosi negli Stati Uniti in cinque diverse occasioni tra il 2003 e il 2014, Khalimov ha guidato le forze speciali del ministero dell’Interno del Tagikistan, finché nel 2015 non si è unito all’Isis. Il tenente colonnello tagiko aveva promesso, in un video di propaganda, che sarebbe tornato nel proprio paese per imporvi la sharia’a, la legge islamica e da lì continuare a combattere contro Russia e Stati Uniti.

    Secondo l’agenzia di stampa russa RIA, le autorità del Tagikistan hanno chiesto a Mosca di fornire dettagli della morte di Khalimov.

    La battaglia per Deir ez-Zor

    La Russia è impegnata in Siria dal 2015 a fianco del regime di Bashar al-Assad. Il 6 settembre, le truppe siriane, sostenute proprio dall’aviazione russa, sono riuscite a raggiungere la città di Deir ez-Zor di cui Damasco non ha mai perso il controllo.

    Insieme ai 93mila civili che la abitano, la guarnigione all’interno della città, ancora fedele ad Assad, è stata sottoposta a quasi due anni di assedio da parte dei miliziani dell’Isis, il cui accerchiamento è stato spezzato proprio nelle ultime 48 ore . La città sull’Eufrate risulta al momento ancora divisa tra quartieri in mano alle forze governative e quelli controllati dall’Isis.

    I miliziani di al-Baghdadi, per oltre 20 mesi, hanno controllato l’intera provincia al confine con l’Iraq, ma adesso sono in ritirata di fronte all’avanzata da est dell’esercito di Baghdad; da sud delle forze di Damasco, alleate dell’Iran, di Hezbollah e della Russia; e a nord dalla coalizione arabo-curda sostenuta dagli Stati Uniti e dall’Occidente.

    Il bombardamento israeliano

    Il bombardamento di Deir ez-Zor giunge a poche ore da un altro attacco, avvenuto nei pressi del confine libanese e compiuto, secondo il regime siriano, dall’aviazione israeliana. La notizia è stata confermata il 7 settembre dall’agenzia Reuters.

    Israele ha attaccato un sito militare nella provincia di Hama, nella Siria centro-occidentale, collegato alla produzione di armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad. Il raid ha ucciso due soldati di Damasco e causato danni a un impianto militare nella città di Masyaf.  “Quest’aggressione avrà ripercussioni sulla sicurezza e sulla stabilità della regione” ha detto a Reuters una fonte dell’esercito siriano.

    L’esercito israeliano e il governo di Tel Aviv hanno rifiutato di commentare le accuse di Damasco, non confermando né negando la propria responsabilità nell’avvenuto attacco aereo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che monitora la situazione sul campo, le bombe israeliane hanno colpito una struttura di ricerca, descritta dagli Stati Uniti come un centro di produzione di armi chimiche.

    Il 5 settembre, la Commissione internazionale indipendente di inchiesta sulla repubblica araba di Siria, che per l’Onu indaga sui crimini di guerra commessi in conflitto, aveva pubblicato un rapporto con le prove del coinvolgimento del regime di Bashar al-Assad nell’attacco chimico di Khan Shaykhun, dove il 4 aprile 2017 furono uccise almeno 80 persone.

    Questo raid è stato portato a termine nel decimo anniversario dell’operazione Orchard, con cui il 6 settembre 2007 l’aviazione di Tel Aviv distrusse quello che sospettava essere un impianto nucleare nei pressi della città di Deir ez-Zor.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version