Siria, Amnesty International accusa la Turchia di crimini di guerra
La Ong Amnesty International accusa la Turchia di aver compiuto crimini di guerra durante l’offensiva in Siria contro i curdi, iniziata il 9 di ottobre. Secondo l’organizzazione, Ankara sarebbe colpevole “di serie violazioni e crimini di guerra, omicidi sommari e attacchi illegali” e di un “vergognoso disprezzo per la vita dei civili”.
La denuncia è stata formulata sulla base dei racconti di 17 testimoni diretti, raccolti tra il 12 e il 16 ottobre. Tra i testimoni ci sono anche medici, giornalisti e sfollati e Amnesty è in possesso di registrazioni video che documenterebbero violazioni dei diritti umani.
Tra i casi segnalati c’è anche l’esecuzione, avvenuta l’11 ottobre, dell’attivista curda Hevrin Khalaf e della sua guardia del corpo da parte di milizie siriane addestrate e armate dalla Turchia.
“Le informazioni raccolte forniscono prove schiaccianti di attacchi indiscriminati in aree residenziali, compresi attacchi a una casa, un panificio e una scuola, condotti dalla Turchia e dai gruppi armati siriani suoi alleati”, sostiene l’Ong.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime civili sul fronte curdo sono state già almeno 72.
“L’offensiva turca nel nord est della Siria è stata portata avanti nel disprezzo delle vite umane e dei civili, che sono stati costretti ad abbandonare le loro case e a fuggire nel terrore costante di bombardamenti indiscriminati, rapimenti e esecuzioni sommarie. Le forze armate turche e i loro alleati non hanno in alcun modo protetto la vita dei civili e hanno lanciato attacchi in zone residenziali che hanno ucciso molti civili”, ha dichiarato il segretario generale di Amnesty Kumi Naidoo.
Secondo i dati dell’autorità curda riportati dalla Ong, dall’inizio dell’offensiva in Siria sarebbero morti almeno 218 civili, inclusi 18 bambini. Le autorità turche sostengono invece che fino al 15 ottobre i civili uccisi siano 18, mentre i feriti sarebbero 150.
In uno degli attacchi più terribili che sono stati documentati, un operatore dell’organizzazione umanitaria “Kurdish Red Crescent” che stava fornendo assistenza sul posto riferisce di aver estratto dalle macerie molti corpi dopo un bombardamento turco avvenuto il 12 ottobre intorno alle 7 del mattino, vicino a una scuola di Salhiye.
Un altro operatore della stessa organizzazione ha descritto il suo tentativo di salvare un ragazzino di undici anni e una bambina di otto che erano stati colpiti da colpi di mortaio sganciati fuori dalla loro casa vicino alla moschea di al-Salah, nella città Qamishli.
Nella sua testimonianza l’uomo racconta inoltre che a partire dal 10 ottobre a Qamishli un panificio, un ristorante e alcune case sarebbero state colpite da attacchi indiscriminati da parte delle forze turche.
In un altro incidente del 13 ottobre invece un bombardamento turco avrebbe colpito un mercato, centrando anche un convoglio di civili. A bordo dei veicoli c’erano anche alcuni giornalisti, che si stavano spostando da Qamishli verso Ras al-Ain. Nell’attacco sarebbero stati uccisi 6 civili, tra cui un giornalista, e sarebbero state ferite 59 persone.
Uno dei giornalisti presenti avrebbe dichiarato ad Amnesty che l’attacco è stato “un assoluto massacro”. Il reporter riferisce che il convoglio era costituito da almeno 400 mezzi con a bordo molti civili e che non c’era alcun militare presente a scortarlo.
“La legge internazionale sui diritti umani deve essere rispettata da tutte le parti in conflitto e questo prevede che siano prese le dovute precauzioni per evitare o almeno ridurre al minimo le vittime civili”, aggiunge Kumi Naidoo.
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