Donald Trump su Twitter lancia un monito al regime di Assad e un appello a non provocare una nuova tragedia umanitaria in Siria.
“Il presidente Bashar al Assad non dovrebbe attaccare sconsideratamente la provincia di Idlib in Siria. E russi e iraniani farebbero un grave errore nel prendere parte a questa possibile tragedia umana. Centinaia di migliaia di persone potrebbero essere uccise. Non facciamo in modo che questo accada!”, ha scritto il Tycoon.
President Bashar al-Assad of Syria must not recklessly attack Idlib Province. The Russians and Iranians would be making a grave humanitarian mistake to take part in this potential human tragedy. Hundreds of thousands of people could be killed. Don’t let that happen!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) September 3, 2018
L’intervento del presidente arriva dopo l’annuncio del ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, di un imminente summit trilaterale tra Russia, Iran e Turchia, previsto il 7 settembre, che si focalizzerà sulla liberazione di Idlib.
Allarmata anche la Francia, che ha espresso “preoccupazione per una possibile vasta offensiva del regime siriano e dei suoi alleati” nella zona di Idlib.
“Una offensiva simile”, si legge in una nota diffusa oggi dal ministero degli Esteri di Parigi, “avrebbe conseguenze disastrose. Porterebbe a una nuova importante catastrofe umanitaria e migratoria perché potrebbe direttamente minacciare i 3 milioni di civili conteggiati dall’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell’Onu nella regione”.
A Idlib metà della popolazione è già composta da profughi e un’offensiva sulla città rischia di mettere in fuga almeno 700mila persone, secondo le stime dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr). Numeri che spaventano la vicina Turchia, che si ritroverebbe ad accogliere gran parte dell’esodo.
Una prospettiva che preoccupa il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, il quale nella recente campagna elettorale ha promesso più volte che la Turchia avrebbe riportato i siriani in Siria.
L’esercito turco, che è il secondo più grade esercito della Nato, dopo aver schierato nei mesi scorsi decine di blindati nella provincia di Idlib e aver allestito check point d’accordo con Russia e Iran (i grandi sponsor del regime di Damasco), ha aumentato il proprio contingente al confine e preme per scongiurare l’attacco militare.
Dopo Aleppo, la Ghouta orientale e Douma, Idlib è l’ultima tessera del puzzle siriano che la Russia vuole riconsegnare al presidente Bashar al Assad.
Difficile che l’agenda del leader del Cremlino Vladimir Putin possa ammettere cambi di programma.
Sottraendo ai ribelli di Hayat Tahrir al Sham, costola di al Qaeda costituito da 10mila miliziani nata dalla fusione di diverse sigle islamiste, il 60per cento del territorio della provincia nel nord ovest della Siria, Mosca riuscirà nell’impresa di restituire ad Assad buona parte di quello che era il paese ereditato dal padre Hafez: Bashar, che solo qualche anno fa si era ridotto a fare il sindaco di una parte di Damasco, grazie all’intervento di Putin potrebbe tornare a controllare quasi tutto il territorio nazionale.