Il 2018 si era chiuso con l’annuncio da parte del presidente americano Trump del ritiro delle truppe Usa dalla Siria. La notizia aveva trovato l’approvazione di Iran e Turchia, scatenando invece il panico tra gli alleati curdi.
Con il passare dei giorni, però, la posizione degli Stati Uniti è pian piano cambiata e quello che doveva essere un ritiro lampo è diventato un graduale disimpiego destinato a durare mesi.
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La conferma è arrivata dal segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, che nel corso del suo tour in Medio Oriente ha dichiarato che il ritiro annunciato delle truppe statunitensi “non cambia l’obiettivo di distruggere l’Isis in Siria e fermare l’Iran”.
In un’intervista all’emittente CNBC prima di lasciare gli Usa, Pompeo ha ammesso che il governo ha attuato “un cambiamento di tattiche” in Siria, ma ha anche rassicurato che la strategia contro l’Iran resta immutata.
Il segretario di Stato ha anche rassicurato gli alleati curdi, affermando che il presidente turco Erdogan ha promesso di garantire la sicurezza dei combattenti curdi: “Erdogan si è impegnato con il presidente Trump affinché i turchi continuino la campagna contro l’Isis dopo la nostra partenza, e hanno assicurato la protezione della gente con la quale abbiamo combattuto, che ci ha assistito nella campagna contro l’Isis”.
Ma i curdi non sono gli unici ad essere preoccupati per le conseguenze del ritiro americano dalla Siria. Anche Israele infatti teme che l’allontanamento dei soldati statunitensi dal paese permetterà all’Iran e ai miliziani di Hezbollah di aumentare il loro controllo in Siria e tutto danno dello Stato ebraico.