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    Siria, l’Onu condanna Assad: “Tre attacchi chimici del regime nel 2018”

    Credit: AFP

    Il nuovo documento pubblicato dalla Commissione internazionale indipendente d'inchiesta ha rivelato che il regime ha usato armi chimiche in un sobborgo di Damasco e nella regione di Idlib

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 12 Set. 2018 alle 13:08 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:25

    Torna a far discutere l’uso da parte del regime siriano guidato da Bashar al-Assad delle armi chimiche, in piena violazione di quella che fu definita nell’agosto 2012 da Barack Obama come la “linea rossa” da non superare nel corso della guerra civile.

    L’impiego di questo tipo di armi, infatti, avrebbe provocato un intervento in Siria degli Stati Uniti.

    Il 12 settembre 2018, tuttavia, la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite per la Siria ha diffuso un nuovo rapporto in cui segnala come il regime di Damasco abbia impiegato le armi chimiche in 3 nuovi attacchi nel 2018.

    Secondo la Commissione, la armi chimiche sono state usate contro un  sobborgo ribelle di Damasco e nella provincia di Idlib, che attualmente Assad sta cercando di riconquistare.

    Nel rapporto si legge anche che il numero di attacchi chimici documentati in Siria dal 2013 è arrivato a 39: 33 sono attribuiti al governo di Damasco.

    Per quanto riguarda gli ultimi tre attacchi, la Commissione ha specificato che due hanno avuto luogo il 22 gennaio e il primo febbraio 2018 e hanno interessato una zona residenziale di Duma, nella Ghuta orientale.

    Il terzo raid invece risale al 4 febbraio 2018 e ha colpito l’area di Taleel, vicino alla città di Saraqeb, nella provincia nord-occidentale di Idlib.

    La Commissione ha rivelato che in tutti e tre i casi è stato usato il gas cloro.

    Francia, Regno Unito e Stati Uniti avevano avvertito il regime di Assad che avrebbero risposto militarmente a eventuali attacchi chimici condotti nella regione di Idlib.

    La Russia dal canto suo ha risposto di avere le prove che siano stati invece i “terroristi” a cercare di condurre attacchi chimici in Siria. In questo modo, i ribelli volevano dare un pretesto ai paesi occidentali per intervenire in Siria contro le forze governative.

    Poco dopo era arrivata la smentita del ministro della Difesa statunitense Jim Mattis, secondo cui non esiste “assolutamente alcuna prova” del tentativo dei ribelli di usare armi chimiche.

    L’inviato speciale degli Stati Uniti in Siria, James Jeffrey ha detto invece la scorsa settimana che ci sono “molte prove” di preparativi da parte del regime per attaccare la provincia di Idlib con armi chimiche.

    Leggi anche: Siria, il racconto dell’attivista: “A Idlib ci stiamo preparando al più grande attacco di Assad e Putin, mentre l’Onu resta a guardare”

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