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    Siria, morto il fotografo dei Caschi Bianchi. Il ricordo dei compagni: “Era un eroe”

    Credit: Afp

    Anas al-Dyab, reporter di guerra 26enne, ha perso la vita in un bombardamento aereo su Khan Sheikhun, nella provincia nord-occidentale di Idlib

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 23 Lug. 2019 alle 14:57 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:13

    Siria, morto il fotografo dei Caschi Bianchi: Anas al-Dyabha aveva documentato gli orrori del regime di Damasco

    Le sue foto hanno raccontato le ferite della guerra in Siria e l’umanità delle persone costrette a vivere nelle zone al centro del conflitto. Gli ospedali distrutti, le macerie e le famiglie che scappano dalle bombe. Le sue immagini continueranno a raccontare la Siria, anche se Anas al-Dyab, reporter di guerra e volontario dei Caschi Bianchi, ha perso la vita ieri, lunedì 22 luglio, in un attacco aereo su Khan Sheikhun, nella provincia nord-occidentale di Idlib. Aveva ventitré anni e collaborava con l’agenzia francese Afp.

    Anas al-Dyab ha testimoniato gli orrori del regime di Bashar al-Assad ma anche la resistenza della popolazione, come ricordato dalla Cnn, con cui il reporter collaborava.

    Nato a Khan Shaikhoun, nella Siria nord-occidentale, nell’aprile del 2017 il fotogiornalista era stato uno dei pochi a documentare la città colpita da un attacco chimico e le conseguenze sui civili. Era già stato ferito in passato ma non ha mai smesso di raccontare e scattare.

    “Anas era un ragazzo amato da tutti, che non aveva nemici, il suo unico scopo era quello di mostrare al mondo ciò che sta davvero accadendo in Siria”, ha affermato un suo amico e collega, Hamid Kutini.

    Su Twitter, i Caschi Bianchi hanno reso omaggio al loro compagno esprimendo “cordoglio per la perdita di un eroe, Anas al-Dyab, un volontario e attivista dei media per il Centro di Difesa Civile di Idlib”.

    “Il nostro eroe Anas è stato ferito diverse volte in precedenza; è stato uno dei tre testimoni presenti nell’attacco chimico a Khan Shaikhoun. Lo abbiamo perso oggi dopo anni di lavoro, in cui ha evidenziato e documentato i crimini di guerra commessi dalla Russia e il regime siriano”, sono state le parole di cordoglio per il reporter scomparso.

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