Siria, raid su Idlib: “La metà dei feriti sono donne e bambini”
SIRIA IDLIB – “Il 50 per cento dei feriti erano donne e bambini”: è la denuncia di un chirurgo che opera in un ospedale di Msf nella regione di Idlib, in Siria, al centro di una violenta offensiva da parte del regime siriano per riconquistarla.
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Martedì 25 febbraio i bombardamenti hanno colpito aree densamente popolate da civili sia all’interno che intorno alle città di Idlib e Mareet Misirin, dal pomeriggio fino a sera.
Almeno due scuole e due asili che ospitavano famiglie sfollate sono stati colpiti, ha riferito l’organizzazione umanitaria, sottolineando che tre suoi ospedali vicino alla linea del fronte hanno ricevuto 185 feriti e 18 persone arrivate già morte.
La peggiore crisi umanitaria del ‘900
Secondo le Nazioni Unite a Idlib, in Siria, è in corso quella che la peggiore crisi umanitaria del 21esimo secolo, che vede quasi un milione di sfollati marciare nel cuore nell’inverno senza una meta per sfuggire all’offensiva di Assad sulla città, condotta con l’appoggio dell’aviazione russa.
Così gli sfollati di Idlib creano accampamenti di fortuna tra le montagne, in attesa di ricevere aiuto, un aiuto che non arriva mai, e porta i più piccoli a morire di freddo: una crisi umanitaria senza precedenti.
Dal 2012 ad oggi, da quando cioè è iniziata l’offensiva di Assad dopo i moti di protesta contro il governo esplosi con la primavera araba, nessuno è stato in grado di trovare una soluzione al conflitto. Gli Stati Uniti nel 2013 rinunciarono a far rispettare la “linea rossa” sulle armi chimiche e non intervenirono quando questa fu superata dalle Forze Armate Siriane.