Siria guerra armi chimiche | “Il regime di Assad ha usato nuovamente armi chimiche”. Questo il sospetto degli Stati Uniti nei confronti delle armi usate dal presidente siriano Bashar al-Assad. E si dicono pronti, insieme agli alleati, a “rispondere rapidamente e in modo appropriato”. Ma l’Osservatorio siriano per i diritti umani smentisce.
“Sfortunatamente, ci sono segnali continui di uso di armi chimiche”, ha detto in una dichiarazione la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Morgan Ortagus.
La replica dell’Osservatorio – L’Osservatorio siriano per i diritti umani smentisce che il governo siriano abbia fatto uso nelle ultime 48 ore di armi chimiche nel nord-ovest del paese.
Il governo Usa aveva ricevuto informazioni sull’uso di gas cloro in zone abitate da civili nella regione nord-occidentale di Latakia, dove operano le milizie anti-regime qaidiste e in cui sorge la base militare russa.
L’Osservatorio però ha smentito queste affermazioni, specificando anche che nell’area dove si dice siano state usate armi chimiche non risultano esserci civili.
Attacco al cloro – Tra i segnali notificati dagli Stati Uniti, un presunto attacco a base di cloro domenica 19 maggio nel nord-ovest della Siria. Il Dipartimento di Stato americano avverte che Washington e i suoi alleati risponderanno “rapidamente e in modo appropriato” non appena avranno tutti gli elementi per dimostrare tutto.
Cessate il fuoco violato – Ortagus ha spiegato che il presunto attacco è stato parte di una violenta campagna condotta dal presidente siriano Bashar al-Assad che ha violato un cessate il fuoco e ha così colpito diversi milioni di civili nell’area di Idlib.
L’avvertimento Usa – “Gli Stati Uniti ribadiscono il loro avvertimento, emesso per la prima volta dal presidente Trump nel settembre 2018, secondo cui un attacco contro la zona di allentamento di Idlib sarebbe un’escalation spericolata che minaccia di destabilizzare la regione”.
Campanello d’allarme – Al momento si tratta di un presunto attacco non meglio specificato il quiale, comunque, è bastato a far scattare un campanello d’allarme in tutto il sistema politico statunitense.
Sistema già molto preoccupato per la pericolosa escalation dei giorni scorsi fra gli Usa e l’Iran, con un timore connesso supportato anche dai numeri dell’Onu che, giorni fa, parlava di 180 mila civili che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case tra le regioni di Hama e Idlib fra il 29 aprile e il 9 maggio.
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