Oggi mercoledì 13 aprile nelle aree controllate dalle forze governative della Siria, dove risiede circa il 60 per cento della popolazione, si tengono le elezioni parlamentari, considerate illegittime e provocatorie dall’opposizione e dalla comunità internazionale.
Il Regno Unito e la Francia le hanno definite “elezioni di facciata” e una “farsa”.
Si tratta delle seconde elezioni che si tengono nel paese da quando è iniziata la guerra nel 2011. Si vota oggi per eleggere i 250 deputati che, in un sistema presidenziale come quello siriano, non hanno un peso politico di rilievo.
Il governo russo, fedele alleato del presidente Bashar al-Assad, ha annunciato che il voto è in linea con la costituzione siriana.
Intanto a Ginevra sono ricominciati i negoziati di pace, volti a trovare una soluzione che ponga fine al conflitto in Siria, che va avanti da cinque anni e che finora ha causato la morte di oltre 250mila persone. Secondo le Nazioni Unite, sono 4,8 milioni gli sfollati.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha avvertito che c’è il bisogno urgente di “compiere passi verso la transizione politica”. Intanto i combattimenti nella provincia di Aleppo minacciano la fragile tregua, iniziata alla fine di febbraio.
I membri del principale gruppo di opposizione siriana – riuniti nell’Alto comitato per i negoziati – sono arrivati a Ginevra ieri. I rappresentanti del governo invece arriveranno venerdì 15 aprile.
Nelle speranze di De Mistura, questo round sarà “molto concreto” rispetto ai precedenti, e l’obiettivo principale sarà quello di concordare una transizione politica con un nuovo governo, una nuova costituzione e trovare un accordo sulle elezioni per il “dopo Assad”.
L’inviato dell’Onu ha anche sottolineato che sarà molto importante l’intermediazione degli Stati Uniti e della Russia per porre fine alle ostilità.
Il rappresentante permanente degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Samantha Power, poi ha avvertito che l’escalation di violenza nella provincia di Aleppo minaccia di far deragliare i colloqui.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo di monitoraggio con sede nel Regno Unito, sostiene che decine di combattenti filo-governativi sono stati uccisi il 12 aprile, nel tentativo di riconquistare la cittadina di Al-Eis, attualmente nelle mani dei miliziani islamici di al-Nusra.
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