Siria devastata dal terremoto, ma la figlia di Assad avverte: “Non inviate aiuti alle zone controllate dai ribelli”
Anni di guerra civile, seguiti da uno dei peggiori terremoti degli ultimi decenni. Sono più di 2.400 le vittime siriane, su quasi 8.000 totali, del sisma che da lunedì ha distrutto migliaia di edifici nel paese e in Turchia. Un bilancio che, secondo l’ong dei Caschi bianchi, aumenterà in maniera “significativa”.
Sono infatti centinaia le famiglie ancora intrappolate sotto le macerie in diverse città del nord della Siria, una regione colpita duramente dalla guerra civile scoppiata nel 2011 e ancora in parte sotto il controllo dei ribelli. Finora l’arrivo di aiuti in Siria è stato possibile da un unico valico di frontiera con la Turchia, complicando l’arrivo di soccorsi in aree come la provincia di Idlib. Ieri hanno fatto discutere le parole dell’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Bassam Sabbagh, secondo cui “tutti gli aiuti verranno distribuiti, ma dovranno prima passare per Damasco”. Sul tema è intervenuta anche la figlia 19enne di Bashar al-Assad. “Per favore attenti a quelli a cui donate”, ha scritto la figlia del presidente siriano, secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera. “Questo è un gruppo che sostiene terroristi a Idlib. Le donazioni non andranno ad Aleppo, a Latakia o a Hama”, il messaggio che avrebbe inviato su Instagram a diversi utenti che hanno pubblicato link per inviare aiuti. In mezzo alla devastazione del sisma arriva anche la notizia, riportata dai media di opposizione, dei bombardamenti delle forze governative sulla città di Marea, 25 chilometri a nord di Aleppo. Netta la condanna del governo inglese: “Un attacco davvero insensibile e atroce”. “Purtroppo rientra in un modello di comportamento duraturo del regime di Assad, un regime che condanniamo, abbiamo sanzionato e su cui continueremo a imporre sanzioni, lavorando con i nostri amici e partner internazionali, per cercare di impedire che comportamenti come questo si ripetano”, ha detto il ministro degli Esteri britannico James Cleverly.
Intanto si moltiplicano gli appelli per chiedere la sospensione delle sanzioni contro la Siria, dal nunzio apostolico Mario Zenari fino alla Mezzaluna Rossa. “Riteniamo sia giunto il momento di sospendere le sanzioni per permettere ai soccorsi di giungere copiosi e il più rapidamente possibile, in aiuto alla popolazione stremata dalla guerra e dal sisma”, ha detto in una nota la Comunità di Sant’Egidio.