Siria, la campagna dei curdi per boicottare i prodotti made in Turchia
Lo spray disinfettante che diventa un lanciafiamme. Una bibita energetica che si trasforma in una pallottola. E ancora la teiera che versa sangue. Dietro tutti i prodotti turchi, molto usati nel nord est della Siria, che sono stati presi di mira per una campagna di boicottaggio. Oltre alla guerra sul terreno, e quella mediatica, è cominciata una sensibilizzazione per colpire dove storicamente fa più male: l’economia. Una pratica molto utilizzata in altri paesi che è arrivata anche qui.
Negli ultimi giorni i cartelloni con queste pubblicità, in alcuni casi davvero forti, sono stati montati nelle città principali del nord est della Siria. Inoltre appelli nelle televisioni locali invitano la popolazione a cambiare le abitudini e fare degli acquisti più consapevoli.
La maggior parte dei prodotti consumati quotidianamente nel nord est della Siria arriva, appunto, dalla Turchia. Ed è per questo che l’amministrazione autonoma ha cominciato questa campagna. Il problema è come sostituire questa merce, e si pensa di importare dall’Iran o l’Iraq.
In altri paesi il boicottaggio è cominciato fin dai primi giorni dell’incursione turca, il 9 ottobre scorso. Il titolo della Turkish Airline, che è in parte controllata dal governo, ha perso il 25% in Borsa. In tre settimane, attivisti in Europa e negli Stati Uniti hanno bloccato 33 voli della compagnia aerea.
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