Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha annunciato che sono in corso “colloqui per creare corridoi umanitari” nella provincia siriana di Idlib, oggetto di un’imminente offensiva del governo di Damasco contro l’ultima roccaforte dei ribelli non finanziati dall’Occidente.
Lavrov ha anche rivelato che il terzo summit del processo di Astana tra Iran, Russia e Turchia, previsto per il 7 settembre, si terrà a Teheran e non a Tabriz. Al vertice si discuterà anche dell’offensiva su Idlib, l’ultima roccaforte dei ribelli non finanziati dall’Occidente in Siria.
Il ministro degli Esteri russo ha detto che Mosca non ha intenzione “di nascondere il proprio ruolo” nell’offensiva sulla provincia di Idlib e che Damasco “ha il pieno diritto di espellere i terroristi al di fuori del suo territorio”.
Il Cremlino si è detto disponibile a “discutere la creazione di un corridoio umanitario” nella provincia.
“I nostri contatti con Washington continuano per evitare qualsiasi incidente in Siria”, ha detto Lavrov, che ha aggiunto di avere inviato le prove alle Nazioni Unite e all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) del tentativo dei “terroristi” di condurre attacchi chimici in Siria per dare un pretesto ai paesi occidentali di intervenire contro il governo di Damasco.
L’offensiva contro provincia settentrionale di Idlib trova al momento l’opposizione della Turchia, secondo cui tale operazione sarebbe “disastrosa”, un’opinione condivisa anche dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno avvertito il regime siriano che risponderanno militarmente a eventuali attacchi chimici condotti da Damasco nell’area.
Mosca ha fatto sapere di avere le prove del tentativo dei “terroristi” di condurre attacchi chimici in Siria per dare un pretesto ai paesi occidentali di intervenire contro il governo di Damasco.
Staffan de Mistura, inviato speciale in Siria del segretario generale delle Nazioni Unite, ieri aveva riconosciuto che la maggior parte dei miliziani di al-Qaeda o di altri gruppi fondamentalisti islamici presenti in Siria si trovano nella provincia settentrionale di Idlib, dove potrebbero operare fino a “10mila terroristi”.
Il diplomatico italo-svedese ha poi chiesto a Russia, Iran e Turchia di “cercare di evitare un’escalation militare” e di permettere ai civili di abbandonare l’area, dove sono presenti già oltre 2 milioni di sfollati in una provincia che conta almeno 4 milioni di abitanti.
Leggi l'articolo originale su TPI.it