Il 27 marzo 2018 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unitesi è riunito per esaminare la situazione umanitaria in Siria.
Particolarmente duro è stato l’intervento di Nikki Haley, ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu: “La storia non sarà gentile quando giudicherà l’efficacia di questo consiglio nell’alleviare la sofferenza del popolo siriano, questo dovrebbe essere un giorno di vergogna per ogni membro, è una parodia”, ha dichiarato la diplomatica americana.
Haley ha accusato la Russia di “inganno, ipocrisia e brutalità”: Mosca “ha cinicamente negoziato un cessate il fuoco che ha immediatamente disatteso”, ha ricordato l’ambasciatrice.
Il 24 febbraio 2018 il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione che prevedeva una tregua di 30 giorni, ma il cessate il fuoco non è stato di fatto mai applicato.
“Chiederei ai miei colleghi del Consiglio di sicurezza di considerare se abbiamo torto quando indichiamo che le forze russe e iraniane che lavorano al fianco di Assad sono responsabili di questo massacro”, ha aggiunto Haley, che già in precedenza aveva usato parole dure nei confronti del Consiglio di sicurezza Onu e della Russia, alleata del governo siriano guidato dal presidente Bashar al-Assad.
“Gli ultimi mesi sono stati tra i peggiori per molti civili in Siria”, ha sottolineato Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti d’emergenza.
La guerra in Siria è in corso da più di sette anni. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, dall’inizio del conflitto sono morte oltre 350mila persone.
Attualmente il fronte più caldo è la Ghouta est, enclave ribelle alla periferia est di Damasco, assediata dal 18 febbraio 2018 dalla potente offensiva delle forze fedeli al governo guidato dal presidente Bashar al-Assad.
I bombardamenti hanno provocato in poco più di un mese oltre 1.500 vittime, tra cui oltre 300 bambini. Il regime controlla ormai oltre l’80 per cento della Ghouta orientale.
Oltre 80mila persone hanno abbandonato negli scorsi giorni l’enclave attraverso i corridoi umanitari concordati dalle forze di Damasco e dall’alleato Russia con i ribelli, attraverso la mediazione delle Nazioni Unite.
Il vertice del Consiglio di sicurezza Onu si è tenuto mentre la task force dell’Onu incaricata di investigare i crimini di guerra in Siria ha reso noto di aver raccolto un “volume schiacciante” di testimonianze, immagini e video che documentano le atrocità commesse da tutte le parti durante il conflitto.
“Il volume di video e di altre immagini, così come il ruolo giocato dai social media, non ha precedenti finora. Il numero dei crimini commessi è talmente vasto che non è possibile perseguirli tutti”, si legge nel rapporto del team di investigatori e attivisti esperti in diritti umani, guidato dalla giudice francese Catherine Marchi-Uhel.
Nel documento, pubblicato il 26 marzo 2018, la task force sottolinea che c’è la necessità di assicurare “una rappresentazione equa”, perseguendo i crimini commessi da tutte le parti, e riferisce che i reati sessuali e di genere, così come le violazioni contro i bambini, saranno una priorità.
La task force sta preparando i fascicoli e ha detto che si aspetta di raggiungere un accordo con la Commissione di inchiesta indipendente sulla Siria, istituita nel 2011 dal Consiglio Onu sui diritti umani, per ottenere l’accesso alle testimonianze e alle prove raccolte negli ultimi sei anni.
Gli investigatori stanno anche cercando di ottenere informazioni sull’uso di armi chimiche in Siria dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Secondo la Commissione di inchiesta indipendente sulla Siria, le forze governative siriane e le milizie alleate hanno commesso violenze sessuali su donne, ragazze e uomini.
La Commissione ha anche accusato le forze governative siriane di aver commesso crimini di guerra e potenzialmente crimini contro l’umanità, mentre ritiene che i gruppi ribelli siriani siano colpevoli di esecuzioni di massa, omicidi e torture.
La squadra di Marchi-Uhel ha affermato che il suo lavoro procederà indipendentemente da qualsiasi processo di pace siriano e si baserà sul principio che non è possibile concedere l’amnistia per “principali crimini internazionali”.