In Siria nel 2017 è aumentato del 50 per cento il numero di bambini uccisi nella guerra rispetto al 2016. È quanto emerge da un rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), mentre il conflitto sta per entrare nel suo ottavo anno.
Nel suo rapporto, pubblicato oggi, lunedì 12 marzo 2018, l’Unicef parla di “violenza cieca e estrema” e sottolinea che nella prima parte del 2018 il bilancio dei bambini uccisi è ancora più nero.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), quasi 200 bambini sono stati uccisi nell’enclave ribelle della Ghouta orientale da quando, a partire dal 18 febbraio scorso, l’area alle porte di Damasco è sotto l’assedio del regime siriano.
I bambini rappresentano il 20 per cento delle vittime civili di questa offensiva, secondo l’OSDH.
L’Unicef calcola circa 3,3 milioni di bambini esposti a ordigni esplosivi in tutto il paese, mentre solo nel 2017 sono state colpite decine di scuole.
I bambini con disabilità “affrontano il reale rischio di essere trascurati e stigmatizzati mentre il conflitto continua senza sosta”, ha dichiarato il direttore regionale dell’Unicef, Geert Cappelaere.
Nel rapporto Unicef si cita Sami, un bambino del sud della Siria che ora è un rifugiato in Giordania: “Sono andato a giocare sulla neve con i miei cugini, poi è caduta una bomba e ho visto le mani di mio cugino volare davanti ai miei occhi. Io ho perso entrambe le gambe”, racconta.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, dall’inizio della guerra in Siria sono morte oltre 350mila persone.
Dal 18 febbraio scorso, quando si sono intensificate le operazioni da parte delle forze fedeli al presidente Bashar al-Assad e ai suoi alleati, l’Osservatorio ha calcolato almeno 240 bambini sono rimasti uccisi nell’enclave ribelle assediata della Ghouta orientale.
Nell’ultimo mese i bombardamenti del regime hanno provocato la morte di almeno 1.139 civili e il ferimento di altre 4.400 persone.
L’ong Medici Senza Frontiere ha denunciato che almeno 15 delle 20 strutture mediche di MSF nel Ghouta sono state gravemente danneggiate e le operazioni sanitarie sono per questo molto complesse.
Negli ultimi giorni erano stati segnalati almeno 60 casi di soffocamento, la metà dei quali dovuti all’uso di gas cloro. Secondo la Ong Syrian-American Medical Society (SAMS), i medici di una struttura medica nell’enclave ribelle hanno dichiarato di aver trattato almeno 29 pazienti con sintomi di esposizione a gas cloro.
Nel Ghouta vivono circa 400mila abitanti, alle prese con gravi carenze di cibo e medicine.
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