Quattro persone sono rimaste ferite in seguito all’esplosione di un’autobomba ad Adawi, a nord-est di Damasco, nei pressi dell’Ambasciata russa. Lo riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Domenica scorsa un altro attentato si era verificato nella capitale siriana.
La situazione in Siria – Il 16 gennaio 2019 cinque soldati americani sono morti a seguito di un attacco suicida nella città di Manbij, nel nord-est della Siria, controllata dalle milizie arabo-curde sostenute dagli Usa.
L’attentato, che è stato rivendicato dall’Isis poco dopo, ha provocato almeno 20 morti.
L’attacco sarebbe stato messo a punto per convincere Washington a non ritirare i propri soldati dal paese mediorientale, come annunciato invece dal presidente Donald Trump.
A Damasco, la capitale siriana, non risultano attacchi da ottobre 2017, quando 17 persone morirono in diversi attacchi nel quartiere di al-Midan.
Il regime di Assad, sostenuto da Russia e Iran oggi può vantare il pieno controllo sulla maggior parte del territorio siriano, mentre la tensione resta alta nella zona di Deir el Zor, dove è ancora presente l’Isis.
Idlib è la roccaforte ancora nelle mani dei miliziani di al Nusra e dei ribelli appoggiati dalla Turchia, intorno alla quale è stata istituita da Ankara e Mosca una zona demilitarizzata; Afrin, nel nord ovest, rimane nelle mani dell’esercito turco e dei ribelli loro alleati; infine il Rojava, pari circa al 30 per cento della Siria, è sotto il controllo delle Forze democratiche siriane (FDS) curdo-arabe.
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