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    Singapore e l’ingombrante cimitero di Bukit Brown

    Singapore è uno Stato minuscolo. Il suo costante bisogno di espansione colpisce anche i simboli più cari dell'identità del Paese

    Di Emanuela De Marchi
    Pubblicato il 19 Feb. 2013 alle 19:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:03

    Singapore cimitero Bukit Brown

    Enormi alberi secolari abbracciano i lunghi sentieri che si perdono in un’incantata foresta pluviale. I cinguettii degli uccelli scandiscono le passeggiate di chi fugge dal caos della città cercando rifugio nei verdi prati da cui spuntano le tombe centenarie di Bukit Brown. Tra quelle lapidi c’è la storia di un piccolo Paese che ora è costretto a fare i conti con le sue dimensioni: Singapore.

    Con 100 mila tombe, il cimitero di Bukit Brown è il più grande cimitero cinese fuori dalla Cina. Ricorda così la lunga storia di immigrazione della ricca città-stato, la cui popolazione ancora oggi è costituita per circa un quarto da cittadini stranieri. Ma Singapore ora deve confrontarsi con un processo di urbanizzazione la cui rapidità è arrivata ad un punto cruciale. Serve spazio. Servono nuove terre utilizzabili e nuove infrastrutture. Per questo motivo, il governo ha deciso di realizzare un’autostrada di otto corsie che passerà attraverso lo storico cimitero. Un’area di Bukit Brown sarà destinata anche alla costruzione di 15 mila unità abitative.

    Il progetto prevede la riesumazione di circa 4 mila salme, tra le quali anche quelle della famiglia di Ong Hui Lin, singaporiano da quattro generazioni. Con il dito indica le tombe dei suoi nonni e bisnonni. “Non sono i nostri antenati deceduti a raccontarci le storie, ma sono le storie che lì davanti a noi ci fissano. Bukit Brown ci ricorda chi siamo, cosa siamo stati e probabilmente cosa diventeremo”. Ong sottolinea l’importanza del cimitero che protegge scrupolosamente i resti di coloro che hanno permesso a un piccolo, nuovo e sottosviluppato Stato di diventare uno dei più ricchi e prosperosi del mondo con la più alta concentrazione di milionari. Tra quelle lapidi infatti ci sono i nomi dei primi uomini d’affari di Singapore, dei fondatori della sua modernità, e quelli di coloro che avevano lottato strenuamente contro i giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

    Singapore è uno dei Paesi con la più alta densità di popolazione del mondo. La sua crescita continua inarrestabile. Il numero di stranieri che chiede la residenza aumenta costantemente. È un esempio per molti Stati asiatici. Ma le sue ambizioni non riescono più a convivere con le sue ridotte dimensioni. Se fino adesso era riuscita ad adattarsi e fare di questo suo limite uno stimolo e un input per nuove idee come quella delle aziende agricole trasformate in grattacieli, ora la piccola città-stato sta vivendo una lotta tra modernità e storia, tra urbanizzazione ed antiche eredità che la costringe a prendere decisioni che hanno costi decisamente più elevati.

    A farne le spese, il cimitero di Bukit Brown, da molti considerato l’anima del Paese. Come Ong Hui Lin molti singaporiani per la prima volta hanno fatto sentire le proprie voci protestando contro una decisione del governo che secondo loro andrebbe a distruggere l’identità stessa della nazione. “Singapore diventerebbe uno Stato ultramoderno ma vuoto. L’identità non può essere monetizzata né sostituita quando ci si accorgerà della sua importanza. Noi teniamo alle nostre radici e non vogliamo che Singapore rappresenti solo business, shopping ed enormi centri commerciali”.

    Secondo il governo, l’autostrada è necessaria per ridurre il traffico della città ormai diventato insostenibile, ricordando che un Paese di 710 chilometri quadrati ha delle importanti esigenze che costringono a difficili decisioni prese per il bene delle generazioni presenti e future. I lavori cominciati quest’anno dovrebbero terminare entro il 2016.

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