Lori Lightfoot è la nuova sindaca di Chicago. Un’elezione che, nell’America di Trump, passa alla storia perché è la prima donna afroamericana e omosessuale dichiarata a guidare la città, una cosa mai successa prima nelle grandi metropoli statunitensi.
Una vittoria del 73,7 per cento dei voti contro il 26,3 per cento dell’avversaria Toni Preckwinkle.
L’avvocato Lightfoot, come si legge anche sul suo sito ufficiale, è stata la prima, come presidente del consiglio di polizia di Chicago, a guidare un corpo civile indipendente composto da 9 membri incaricato di decidere le questioni disciplinari per le accuse di cattiva condotta rivolte dalla comunità alla polizia.
I suoi cavalli di battaglia sono la lotta alla corruzione e alla criminalità. Ha avuto incarichi di rilievo come quello di senior equity partner nel gruppo Litigation and Conflict Resolution Group presso Mayer Brown LLP o come primo amministratore delegato ad interim del Dipartimento dei servizi di approvvigionamento di Chicago, dove ha combattuto una lunga battaglia contro un sistema corrotto che discriminava minoranze e donne.
Nella sua lunga carriera ha anche vinto diversi premi: Legal Legends Award del American Constitution Society Chicago nel 2016, stesso anno in cui il Financial Times la inserisce tra i dieci migliori avvocati statunitensi. Nel 2017, Crain’s Chicago Business la nomina poi avvocato donna più influente a Chicago.
Apertamente omosessuale, Lori Lightfoot è anche un’attivista per i diritti LGBT, insieme alla moglie Amy Eshleman.
Il giornale locale Chicago Sun Times esorta la neo-sindaca con un editoriale dal titolo “Hai fatto la storia Lori, ora fai di più”.
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