La Serbia ha deportato un gruppo di cittadini russi sospettati di essere coinvolti nella presunta cospirazione per uccidere il primo ministro del Montenegro. Lo rende noto il quotidiano britannico Guardian venerdì 11 novembre 2016.
Secondo quanto emerso di recente, i membri del presunto complotto avevano stabilito di fare irruzione nel parlamento di Podgorica indossando uniformi della polizia, uccidere il premier Milo Djukanovic e instaurare un governo filorusso.
Un gruppo di venti persone di nazionalità serba e montenegrina, alcuni dei quali avevano combattuto accanto ai separatisti in Ucraina, sono stati arrestati nella capitale montenegrina, mentre nella vicina Serbia la polizia ha fermato alcuni cittadini russi in possesso di 120mila euro e uniformi delle forze speciali.
Secondo le fonti diplomatiche interpellate dal Guardian, i russi sarebbero stati discretamente rimpatriati dopo l’intervento del presidente del consiglio russo per la sicurezza, Nikolai Patrushev, che avrebbe sottolineato come il complotto non fosse in alcun modo appoggiato dal Cremlino.
In realtà, il ministro dell’Interno serbo Nebojsa Stefanovic nega che l’operazione sia mai avvenuta, ma che in Serbia circoli una certa apprensione è confermato dal ritrovamento di armi nei pressi dell’abitazione del primo ministro serbo, Aleksander Vucic.
Secondo Stefanovic, una banda criminale sarebbe stata assoldata per uccidere Vucic in cambio di un compenso di 10 milioni di euro, ma non si è espresso su chi potrebbe essere il committente.
Insomma, ben due presunti complotti per eliminare i primi ministri di due paesi che uscendo dall’orbita russa intendono entrare nell’Unione europea, ma nulla prova che siano due eventi correlati e tanto meno che Mosca sia in qualche modo coinvolta.
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