Ansuya Deshmukh ha 90 anni. È nata in una famiglia di braccianti e si è sposata ad appena dieci anni. “Non avevamo soldi per comprare la lavagnetta, i libri e i vestiti”, racconta. “Qualche volta andavo a scuola, a giorni alterni, ma mi ammalavo spesso e a un certo punto hanno smesso di farmi andare”.
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In India le donne hanno statisticamente quasi un terzo di possibilità in meno di saper leggere e scrivere rispetto agli uomini. Ma nel villaggio di Phangane, nello stato indiano di Maharashtra, ogni giorno 29 alunne hanno la possibilità di andare a scuola.
Indossano uniformi fucsia e arancioni, portano la cartella e ripetono l’alfabeto in classe come di solito fanno i bambini. Solo che la loro insegnante ha meno della metà della loro età. Queste donne hanno tra i 60 e i 90 anni e frequentano la Aajibaichi Shala, “scuola delle nonne” nella lingua locale.
Alcune di loro hanno problemi a vedere le lettere, altre sentono un dolore al petto quando parlano, ma ogni giorno si sforzano di imparare qualcosa di nuovo.
“Non sono mai andata a scuola da bambina”, ha detto la 62enne Gulab Kedar all’agenzia Afp. “È grandioso andarci adesso e studiare con le mie amiche, ci divertiamo così tanto”.
L’8 marzo 2017 ricorre un anno esatto dalla fondazione della scuola, nata da un progetto di Ypgendra Bangar, un uomo di 41 anni. L’idea è nata dopo che una donna del villaggio gli ha detto che se solo lei e le altre donne avessero saputo leggere, avrebbero potuto saperne di più della vita di Chatrapati Shivaji Maharaj, un re del 17esimo secolo.
“Si dice che le donne devono essere rispettate nella giornata internazionale della donna, così abbiamo pensato che le nostre nonne, che fino a ora non hanno ricevuto rispetto, dovessero finalmente ricevere ciò che meritano”, ha detto Ypgendra Bangar.
Il fondatore della Aajibaichi Shala ha ricevuto i soldi per le uniformi e i materiali da un’organizzazione benefica, poi ha trovato un’aula. “Se una donna è educata l’intera casa diventa educata dato che lei porta conoscenza e luce nella casa”, sostiene Bangar.
“I miei nipoti sono andati a scuola ma io non ho avuto questa opportunità”, spiega la 75enne Janabai Dajikedar. “In banca di solito davo la mia impronta digitale ogni volta, ma mi vergognavo. Ora sono orgogliosa di firmare con il mio nome”.
Qui sotto il video pubblicato da Asia Times Online sulla Aajibaichi Shala:
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