In Scozia è partita la caccia all’oro: i cittadini setacciano i fiumi in cerca di fortuna
In tempi come questi, tra preoccupazioni economiche dettate anche dal Covid, in Scozia torna la febbre dell’oro e i cittadini sono impegnati nella caccia del più prezioso dei metalli (il cui prezzo oggi ha raggiunto quasi 50mila euro al chilo). La ricerca parte dall’acqua dei fiumiciattoli di Wanlockhead, a sud di Glasgow: fu proprio lì che, nel 2015, un canadese ebbe la fortuna di trovare una pepita che pesava 18 grammi e il cui valore era di circa 11mila euro. Una fortuna del genere non capitava da 70 anni (le ultime corse all’oro in Scozia risalgono all’Ottocento). Del resto, la regione di Wanlockhead è famosa per le sue miniere di piombo, esiste persino un museo che, prima del Covid, organizzava anche corsi per cercatori d’oro (cinque ore intensive per apprendere le basi prima di lanciarsi in acqua da soli).
Ma tutti quelli impegnati a setacciare l’acqua del fiume non credono di diventare ricchi dall’oggi al domani, però sperano di racimolare abbastanza pepite per realizzare un anello da regalare alla persona amata o quantomeno di portare a casa qualcosa dopo giornate intere passate con gli stivali di gomma nell’acqua. In tanti trascorrono le loro giornate in una tenda o nei camper andando a caccia d’oro, persino il New York Times si è interessato al fenomeno e ha intervistato uno dei cercatori: “Che altro devo fare? Andare al pub? Non penso proprio, non voglio neppure andare al ristorante per via del Covid”, ha dichiarato il signor Popovich, 52 anni e cassintegrato.
A causa del Covid, il museo ha annullato i corsi così come la concessione di licenze da parte del Buccleuch Estate (la società che gestisce i terreni del Duca di Bucchleuch) è stata sospesa, questo anche per evitare le attività illegali e le battaglie per il possesso dell’oro. Certo è che in Scozia la prima miniera commerciale vera e propria avvierà gli scavi a novembre.
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