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L’ Egypt’s State Security Prosecution (SSP), il tribunale di sicurezza nazionale legato al ministero dell’Interno egiziano, ha ordinato la detenzione di Ibrahim Metwally, avvocato del team legale della famiglia Regeni al Cairo.
Dell’uomo si erano perse le tracce domenica 10 settembre, quando avrebbe dovuto imbarcarsi all’aeroporto del Cairo su un volo diretto a Ginevra.
L’avvocato resterà in prigione per 15 giorni nell’ala di alta sicurezza “Scorpion”, del complesso carcerario di Tora, periferia meridionale del Cairo. Rimarrà lì in attesa che si compiano le indagini.
Ibrahim Metwally è accusato di:
- Fondare e guidare un’organizzazione creata illegalmente, in riferimento all’Associazione delle famiglie delle persone scomparse in Egitto.
- Diffondere false notizie
- Comunicare con entità straniere al fine di pregiudicare la sicurezza nazionale
Mohammed Lotfy, responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF), ha dichiarato a TPI che Ibrahim Metwaly era stato visto in un ufficio della polizia di sicurezza martedì 12 settembre da un avvocato dello studio egiziano di Moneim Abdel Maqsud.
Secondo Lotfy, Metwaly è stato interrogato con l’accusa di avere stabilito un canale di comunicazione con non meglio precisate entità straniere, allo scopo di mettere in pericolo la sicurezza dell’Egitto.
Lofty ha chiesto l’immediato rilascio di Metwaly e il ritiro delle accuse contro l’avvocato del team legale della famiglia Regeni al Cairo.
Anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, ha confermato la notizia data da Lotfy.
Il colloquio con Mohamed Lotfy, responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà
“Doveva imbarcarsi su un volo diretto dal Cairo a Ginevra, ma quell’aereo è atterrato senza di lui. Ibrahim Metwaly è sparito senza lasciare traccia”.
Lo racconta a TPI Mohamed Lotfy, responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF), il quale spiega che da domenica mattina non si hanno più notizie di Ibrahim Metwaly, uno dei consulenti legali egiziani della famiglia Regeni al Cairo.
Ibrahim sarebbe dovuto intervenire a un’assemblea delle Nazioni Unite per parlare di diritti umani e, ironia della sorte, proprio delle tante sparizioni che quotidianamente avvengono in Egitto.
“Le ultime notizie risalgono a domenica mattina, in aeroporto Ibrahim era da solo poiché non è possibile entrare senza biglietto aereo. Crediamo che sia stato trattenuto dalle forze di sicurezza nazionale, ma non abbiamo idea di dove possa essere”, continua a raccontare Mohamed Lotfy.
“Se fosse stato preso dalla polizia, questa mattina Ibrahim sarebbe comparso di fronte al pubblico ministero, ma questo non è accaduto e tutto è molto strano. Siamo preoccupati”, spiega Lotfy.
Un altro particolare che riporta alla memoria Mohamed Lotfy riguarda il figlio di Ibrahim, anch’esso scomparso dal 2013, e del quale da allora non si è mai più saputo nulla.
Ibrahim Metwaly si batte da anni contro il governo di Al Sisi che, stando a quanto riferisce la sua associazione, tortura e uccide.
“Non è un’anomalia il fatto che i difensori dei diritti umani vengano bloccati quando stanno per andare ad una conferenza, di solito però ciò avviene con arresti o divieti di espatrio, in questo caso, invece, la persona risulta irrintracciabile. Siamo molto preoccupati», ha dichiarato al Corriere il portavoce di Amnesty International in Italia, Riccardo Noury.
Il quadro della situazione
La scorsa settimana, il sito web della Egyptian commission for rights and freedom, che rappresenta legalmente la famiglia Regeni, era stato oscurato e, come ha dichiarato a TPI un altro appartenente al team legale al Cairo “si sta lavorando per creare un nuovo sito da un paese diverso dall’Egitto, proprio per evitare tali repressioni”.
Questa è la situazione attuale al Cairo, a soli due giorni dal prossimo insediamento dell’ambasciatore italiano Giampaolo Cantini, prevista per giovedì 14 settembre.
Il 4 settembre scorso, alla Camera dei Deputati, si è tenuta anche l’audizione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Angelino Alfano, il quale aveva detto che “la ripresa dei rapporti bilaterali tra Italia ed Egitto, grazie al ritorno dell’ambasciatore italiano, avrebbe aiutato nella ricerca della verità sulla scomparsa di Giulio Regeni”.