Dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farage. Dal partito Diritto e Giustizia del polacco Jaroslaw Kaczynski a vari esponenti di partiti italiani come Lara Comi, Daniela Aiuto, Laura Agea, Mario Borghezio, Riccardo Nencini e Antonio Panzeri. Tutti coinvolti nello scandalo dei rimborsi del Parlamento europeo raccontato oggi da la Repubblica.
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Secondo quanto spiega il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari alcuni eurodeputati hanno assunto collaboratori con i soldi di Strasburgo, ma li hanno impiegati in patria per lavorare per il proprio partito.
Tra i casi italiani quelli di singoli eurodeputati del Movimento Cinque Stelle, Forza Italia, Lega ed ex Pd. Si tratta di episodi isolati.
Uno dei casi di cui più si discute è quello del Front National francese. La questione non riguarda solo la leader Marine Le Pen, ma anche gli assistenti di altri big del partito come Louis Alliot, compagno di Marine, Florian Philippot e del padre nonché fondatore del movimento Jean-Marie Le Pen.
Coinvolto anche il leader dell’Ukip Nigel Farage, che a breve dovrà restituire circa un milione di euro al Parlamento Ue per i contratti di una serie di assistenti, tra cui la moglie Kirsten, che lavoravano per il partito pur essendo stipendiati da Strasburgo. Anche le fondazioni dello Ukip rientrano nel caso dei rimborsi sospetti, colpevoli di aver usato i soldi per la campagna del referendum sulla Brexit del 2016.
Altro caso è quello di Jaroslaw Kaczynski, leader politico del governo polacco guidato da Beata Szydlo, che impiegava la signora Bozena Mieszka-Stefanowska, assistente del deputato Tomasz Poreba e quindi pagata da Strasburgo, come badante della madre scomparsa nel 2013.
Per quanto riguarda l’Italia, sono coinvolti esponenti di vari partiti. Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia, ha assunto la madre come assistente parlamentare e dovrà restituire i 126mila euro percepiti dal 2009 al 2010.
Al centro di un’inchiesta ancora in corso due eurodeputate del Movimento Cinque Stelle: Daniela Aiuta e Laura Agea. La prima avrebbe chiesto il rimborso, per diverse migliaia di euro, per alcune ricerche che le sarebbero dovute servire per svolgere il mandato europeo, ma che in realtà sono state copiate da siti come Wikipedia. La seconda ha assunto come assistente un imprenditore, che avrebbe seguito i lavori dell’eurodeputata solo per la politica locale.
Al centro di un’inchiesta anche un collaboratore del leghista Mario Borghezio, l’ex europarlamentare Riccardo Nencini – al quale era stato chiesto un rimborso di 455mila euro, poi caduto in prescrizione – e l’esponente del Movimento dei democratici e progressisti, eletto con il Pd, Antonio Panzeri. Quelli italiani sono casi isolati e riguardanti tre diverse legislature.
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