Khan Al-Assal, un villaggio nella periferia di Aleppo nel nord della Siria, è caduto in mano ai ribelli. Lo annuncia l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, un’organizzazione di attivisti basata in Inghilterra che dall’inizio del conflitto gestisce un’accurata rete di informazioni provenienti dal campo di battaglia.
La cittadina è considerata l’ultimo bastione del regime di Assad nell’intera area rurale attorno ad Aleppo, di importanza strategica in quanto funge da collegamento tra l’omonima provincia e la città stessa. Dopo la conquista di Maarat Al-Numan da parte dei ribelli lo scorso ottobre, la presa di Khan Al-Assal solidifica le posizioni ribelli in tutto il nord-ovest del Paese e di fatto recide gli approvigionamenti delle forze lealiste in tutta l’area.
“A questo punto possiamo dire che Khan Al-Assal è stata liberata, e che l’intera campagna attorno ad Aleppo è in nostro controllo” – ha dichiarato in un video un gruppo che si fa chiamare la ‘Nona Divisione‘ (Alba del Cambiamento).
La conquista arriva dopo una lunga battaglia iniziata a marzo che ha visto l’impiego di gas sarin da parte del regime – accusano i ribelli – e che al tempo causò la morte di oltre 200 uomini in soli 8 giorni di scontri.
Nello stesso video il gruppo annuncia la “liberazione” anche di Obeida e Hajireh, due cittadine questa volta nella periferia sud-est di Aleppo.
L’avanzata della Nona Divisione, però, riporta l’attenzione sulla presenza sempre più stabile di gruppi radicali. Nel documento video compare infatti una bandiera nera proprio sopra la denominazione del gruppo ribelle, vessillo che identifica l’ideologia jihadista.
Anche l’accordo “food for freedom” (libertà in cambio di cibo) rispecchia questa situazione.
Mohammed Adow di AlJazeera riporta come il gruppo radicale Ahrar Al-Sham abbia stretto un accordo con la Croce Rossa Siriana, ottenendo la liberazione di 80 combattenti dalla prigione principale di Aleppo in cambio di viveri per le forze lealiste. La capacità della brigata salafita di imporre un embargo prima, e negoziare un rifornimento da una posizione privilegiata poi, denota la crescente influenza che questi di fatto esercitano sul territorio.
La presa di Khan Al-Assal avrà conseguenze anche per l’investigazione che le Nazioni Unite stanno portando avanti nella zona.
La missione ONU incaricata di accertare l’uso di armi chimiche in marzo dovrebbe atterrare in Siria venerdì. Ma, “Se il regime non controlla Khan Al-Assal, ci sono poche chance che esso lascerà entrare gli esperti nel luogo” – conferma un diplomatico presso il Consiglio di Sicurezza ONU a Naharnet.
Nel frattempo la principale opposizione siriana si sta muovendo per ottenere supporto dai suoi alleati in Europa e Stati Uniti. Ahmed Al-Jarba, eletto questo mese alla presidenza della Coalizione Nazionale Siriana, incontrerà il presidente Francese Francois Hollande in giornata nella speranza di ottenere aiuti – principalmente – militari.
“L’invito esteso da Hollande è prova che il governo francese ha a cuore il destino della Siria” – ha detto lo stesso Al-Jarba. Ma dopo il rifiuto di Gran Bretagna e Italia di inviare armi, e la sempre più confusa posizione Americana sul tema, sarà difficile che la Francia possa elargire altro tipo di supporto da quello politico, umanitario, e difensivo.
La Siria è ormai imprigionata in una spirale di violenza nella quale la forza militare conta ancora molto, troppo, nell’avvicinare una soluzione politica e negoziata. Questo blocco insormontabile ha già causato la morte di oltre 100000 persone dicono le Nazioni Unite, in 28 mesi di conflitto.
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