Il 22 marzo il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha ricevuto il rapporto redatto dal procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate.
L’inchiesta si è concentrata sulle interferenze della Russia nell’elezione del presidente Usa Donald Trump.
A dare la notizia è stato il ministro di Giustizia, William Barr, che ha annunciato di aver ricevuto il rapporto dopo due anni dall’inizio delle indagini.
L’inchiesta sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa del 2016 e sulle possibili collusioni tra la campagna di Donald Trump e il Cremlino sono quindi giunte ad una conclusione.
Il ministro Barr, in una lettera inviata ai leader del Congresso, ha sottolineato che si impegna “a garantire la massima trasparenza possibile” e che renderà note “le principali conclusioni nel fine settimana”.
Barr infatti ha un ampio margine di scelta su cosa rivelare e cosa no in merito alle conclusioni fornite da Mueller tanto al pubblico quanto al Congresso.
“I prossimi passi dipendono dal procuratore generale e aspettiamo con ansia che il processo segua il suo corso”, è stato invece il commento della portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, via Twitter.
“Siamo ansiosi di ottenere il rapporto completo”, ha scritto sempre via Twitter il presidente della commissione Giustizia della Camera, il dem Jerry Nadler.
La Camera ha votato all’unanimità in favore della divulgazione totale del Rapporto Mueller.
Il Russiagate – L’avvio dell’inchiesta risale all’inizio del maggio 2017, quando Mueller, ex capo dell’Fbi, fu nominato procuratore speciale.
Il suo compito doveva essere quello di accertare se nella campagna elettorale del 2016 il governo della Russia avesse cercato d’interferire o meno sui risultati del voto favorendo l’attuale presidente Trump.
L’inchiesta si è concentrata anche sul ruolo svolto dallo staff di Trump e dal presidente stesso. Se davvero dovessero emergere prove di una collusione tra il capo di Stato e la Russia, allora ci sarebbero i presupposti per chiedere l’impeachment.