Russia, nello spot pro-Putin un attacco ai gay: “È questo il Paese che volete?”
Un controverso spot contro le adozioni gay è stato pubblicato online in Russia, sollevando un’ondata di polemiche per il suo messaggio omofobo. Il filmato è stato pubblicato in vista del referendum confermativo del 1° luglio, quando i cittadini russi voteranno sulla riforma costituzionale che permetterà a Vladimir Putin di restare presidente fino al 2036.
Lo spot mostra un bambino che vive in un orfanotrofio russo ed è felice di essere stato adottato, mentre esce sorridente tenendo per mano il suo nuovo papà. Il bambino poi si intristisce quando scopre che ad adottarlo è stata una coppia gay. Il filmato mostra un altro uomo, pesantemente truccato, che gli regala un vestitino da bambina sotto lo sguardo sconvolto delle educatrici. Poi si sente una voce fuori campo che dice: “È questa la Russia che volete? Decidete il futuro del Paese, votate gli emendamenti alla Costituzione”.
Il riferimento alle adozioni gay riguarda l’ipotetico scenario che si potrebbe verificare nel caso in cui la Russia non accogliesse la proposta di emendamento all’articolo 72 della Costituzione, che definisce il matrimonio come un’unione “tra un uomo e una donna”. A passare è il messaggio che se i russi non vogliono che i gay possano adottare bambini, dovranno votare a favore della riforma costituzionale. “Gli uomini di Putin sono andati completamente fuori di testa sul tema dell’omosessualità”, ha commentato su Twitter l’oppositore Alexei Navalny.
Il video è stato realizzato dalla Federal News Agency e dal gruppo Patriot, due società considerate legate a Yevgeny Prigozhin, controverso uomo d’affari russo, imprenditore del settore della ristorazione e vicino al Cremlino, tanto da essere soprannominato “lo chef di Putin”. Prigozhin è sottoposto a sanzioni americane per i suoi presunti tentativi di influenzare le presidenziali Usa del 2016, ed è ritenuto legato alla “fabbrica dei troll” che riempie il web di fake news.
Il referendum per le riforme costituzionali era fissato inizialmente per il 22 aprile, ma è slittato al primo luglio a causa della pandemia di Coronavirus, che ha colpito anche la Russia. La riforma cancella di fatto il limite di due mandati presidenziali consecutivi e potrebbe restare in carica fino al 2036.
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