Che Vladimir Putin abbia una notevole presa sul potere in Russia è cosa nota, come è noto che lo stesso presidente abbia fatto un lungo lavoro per mettere in ordine il sistema del suo Paese dopo la crisi politica e sociale degli anni Novanta. Un ruolo fondamentale lo ha avuto senza dubbio il suo rapporto con gli oligarchi, ma queste figure, uomini d’affari che controllano importanti settori dell’economia statale, sono solo uno dei tasselli di un potere composto da diversi tasselli e che vede Putin al proprio vertice.
Tra le categorie importanti nel sistema di potere russo, infatti, c’è un’altra categoria importante: i siloviki. Questa parola significa, letteralmente, “uomini della forza” e indica, in un senso lato, una serie di figure a capo di organi che possono applicare la legge per conto dello stato. Si tratta di solito di figure con un passato nel Kgb o a capo di entità governative legate alla sicurezza, ma al loro fianco stanno emergendo una serie di personalità che, nel corso del conflitto ucraino si sono ritagliate un certo spazio e che hanno un profilo di “uomini forti”, in grado di esercitare un certo potere nella Russia di oggi.
Due personaggi diversi
Si tratta di Yevgeny Prigozhin e Ramzan Kadyrov, due personalità molto diverse tra loro con storie altrettanto diverse ma che hanno in comune le posizioni nazionaliste, uno strenuo sostegno alla guerra in Ucraina e, soprattutto, sono entrambi dotati di una propria forza militare che sta combattendo in seno all’esercito di Mosca.
Prigozhin, classe 1961, è chiamato dalla stampa “il cuoco di Putin” per via dei suoi affari nel settore catering, ma è prima di tutto il capo della compagnia militare privata Wagner, una longa manus della Russia attiva in teatri bellici che vanno dall’Africa alla Siria, oltre chiaramente all’Ucraina, dove la sua attività sta crescendo costantemente. Prigozhin ha ricoperto per anni nell’ombra questo ruolo e lo ha palesato agli occhi del mondo solo lo scorso settembre.
Kadyrov, invece, è il capo della repubblica di Cecenia, una delle numerose entità statali che compongono la Federazione Russa. Ma, diversamente da altre, con una storia più delicata. Perché come noto, questa piccola repubblica caucasica è stata al centro di un conflitto separatista negli anni ’90, costato migliaia di vittime a Mosca. Fu il padre di Kadyrov a divenire un alleato di Putin, lasciando il fronte degli indipendentisti e cedendo poi il testimone al figlio, che oggi guida la repubblica autonoma e può contare su una propria forza militare, i cosiddetti Kadyroviti.
Sia Prigozhin che Kadyrov hanno sostenuto la guerra in Ucraina attivandosi in prima persona e mandando al fronte gli eserciti che controllano. I Kadyroviti, ad esempio, hanno avuto un ruolo centrale nella prima fase del conflitto, e lo stesso leader ceceno era rimasto contrariato dopo la decisione di porre fine all’offensiva su Kiev. Quando lo scorso giugno Mosca ha iniziato a chiedere ai vari soggetti federali di costituire battaglioni di volontari da mandare al fronte, la Cecenia è stata una delle realtà più attive in questo senso. Anche il gruppo Wagner ha fatto del reclutamento un proprio marchio di fabbrica per manifestare il suo sostegno al conflitto in Ucraina. Secondo alcune notizie, addirittura andandoli a pescare tra i detenuti delle carceri russe.
Il momento però in cui è ben emersa una posizione autonoma di Prigozhin e Kadyrov rispetto alla guerra è stato dopo la sconfitta russa nella controffensiva di Kharkhiv, culminata con l’ingresso degli ucraini a Lyman. I due falchi presero entrambi posizioni molto dure contro i vertici militari di Mosca, qualcosa che non capita sempre in un Paese come la Russia. Fu proprio in quell’occasione che il leader ceceno aveva sostenuto la possibilità di considerare l’uso di un’arma atomica tattica a bassa intensità e di introdurre la legge marziale nelle aree di confine.
In questo modo Prigozhin e Kadyrov, forti di una propria forza militare, si sono di fatto proposti come un’alternativa più efficiente ai burocrati del ministero, cavalcando anche il consenso di un’altra voce critica verso i vertici dell’esercito, i blogger militari.
Reti critiche
Queste figure, forti di centinaia di migliaia di followers su Telegram, sono in gran parte veterani dell’esercito che seguono la guerra e la sostengono, senza lesinare critiche sulle strategie spesso ritenute poco efficaci. Queste voci critiche sono però tollerate dal Cremlino, così come le posizioni di Kadyrov e Prigozhin, falchi il cui sostegno al conflitto è funzionale a Putin rispetto all’opinione pubblica.
Così, dopo la sconfitta russa a Lyman lo scorso ottobre, Putin ha scelto come generale Sergej Surovikin, già operativo in Siria, tra gli applausi di Kadyrov e Prigozhin, la cui prima importante decisione è stata un massiccio attacco missilistico sull’Ucraina arrivato dopo il danneggiamento del ponte di Kerch. In molti hanno visto il raid come una decisione volta non solo a colpire Kiev, ma anche un modo per assecondare i falchi che volevano una risposta dura in un momento difficile per l’andamento della guerra.
Questo ruolo ha permesso ai due uomini forti di crearsi una sfera di consenso ampia e definita. Nel caso di Prigozhin, gli sforzi per creare un suo ruolo autonomo all’interno del conflitto si sono moltiplicati: negli ultimi mesi ha aperto a sue spese centri di formazione per milizie nelle oblast di confine di Kursk e Belgorod, costruito una linea difensiva al confine, presto ribattezzata linea Wagner e messo in piedi un grande centro per sostenere la tecnologia militare a San Pietroburgo.
Quando Mosca si è trovata questo mese a prendere la decisione di ritirarsi da Kherson, i primi a rassicurare l’opinione pubblica di fronte alla difficoltà e difendere il generale Surovikin sono stati proprio Kadyrov e Prigozhin, che hanno raccontato la ritirata come una scelta non vincente ma necessaria, in una città divenuta difficile da difendere dove era necessario garantire l’incolumità dei soldati. Non solo militari, non solo uomini d’affari: Kadyrov e Prigozhin sono due uomini forti di Putin, divenuti punti di riferimento per la galassia nazionalista strenua sostenitrice della guerra in Ucraina
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