Aleksei Navalny, l’oppositore russo sopravvissuto all’avvelenamento dello scorso agosto a Tomsk, in Siberia, ha raccontato di essere riuscito a ingannare uno degli 007 dell’Fsb, i servizi segreti interni russi, che lo pedinavano e di essersi fatto rivelare al telefono alcuni dettagli dell’operazione con cui, l’estate scorsa, avevano programmato di ucciderlo. A mostrare la conversazione con Konstantin Kudryavtsev, un agente dell’Fsb specializzato in armi chimiche, è lo stesso Navalny, tramite un video pubblicato sul suo canale YouTube.
Dopo l’avvelenamento e tre giorni di braccio di ferro con le autorità sanitarie locali che negavano la gravità della situazione, Navalny è stato trasferito a Berlino in coma. L’oppositore russo si trova ancora in Germania per la riabilitazione. Tre diversi laboratori occidentali hanno trovato nel suo organismo tracce di una sostanza simile all’agente nervino Novichok. Il Cremlino, che l’oppositore ha sempre ritenuto essere il mandante dell’operazione, ha negato fin da subito ogni responsabilità di apparati dello Stato, ma in Russia non è mai stata aperta un’inchiesta sull’accaduto.
La telefonata
Usando un numero di telefono non riconducibile a lui, Navalny (qui il suo profilo) ha detto di essersi finto l’assistente del segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nikolai Patrushev, per contro del quale doveva raccogliere informazioni sul motivo del fallito tentativo di eliminarlo.
Durante la telefonata di quasi un’ora, Kudryavtsev – a quanto pare, membro della squadra che doveva pulire le tracce del tentato omicidio – ha raccontato che la dose usata per avvelenarlo sarebbe stata letale, se il pilota dell’aereo che da Tomsk stava riportando l’oppositore a Mosca, non avesse fatto un atterraggio di emergenza a Omsk e se i paramedici a terra non avessero agito in modo rapido e professionale. Ha raccontato inoltre che l’agente tossico con cui Navalny avrebbe dovuto essere avvelenato, sarebbe stato messo sui suoi abiti e in particolare nelle sue mutande da altri operativi che avevano agito a Tomsk.
Kudryavtsev ha anche nominato un’altra figura presumibilmente coinvolta nell’operazione contro Navalny: Vasily Kalashnikov. Kalashnikov è un esperto nel rilevare i metaboliti di agenti nervini nei campioni biologici. I tabulati telefonici mostrano che l’ufficiale dell’Fsb Stanislav Makshakov ha contattato Kalashnikov dopo che Navalny è finito in coma.
La chiamata è stata registrata il 14 dicembre, poche ore prima che un team internazionale di giornalisti e ricercatori – con a capo il sito investigativo Bellingcat – pubblicasse una maxi inchiesta che svelava i nomi e cognomi dei membri del commando di 007, incaricato di seguire Navalny già dal 2017, dopo che aveva annunciato di voler sfidare Vladimir Putin alle presidenziali dell’anno successivo.
La reazione del Cremlino e dell’Fsb
L’inchiesta di Bellingcat ha rivelato anche le identità degli uomini dell’Fsb coinvolti più precisamente nell’operazione. “La cosiddetta ‘inchiesta’ è una provocazione pianificata, volta a screditare l’Fsb e i dipendenti del servizio di sicurezza federale”, hanno risposto i servizi segreti interni russi. Secondo l’Fsb, la “provocazione non sarebbe stata possibile senza il supporto organizzativo e tecnico dei servizi segreti stranieri”; il video con la telefonata è “un falso ed è stata aperta una verifica in base ai cui risultati verrà data una valutazione”. La settimana scorsa, in conferenza stampa, anche il presidente russo Putin ha bollato come invenzioni le rivelazioni di Bellingcat, a suo dire costruita con informazioni imbeccate dai servizi segreti americani per screditarlo. “Se fossimo stati noi”, ha dichiarato, Navalny “sarebbe morto”.
I dubbi
La vicenda continua tuttavia ad essere poco chiara. Né l’identità di Kudryatsev, né la stessa telefonata di Navalny sono state verificate in modo indipendente. È possibile che un agente di quella che viene ritenuta tra le intelligence più efficienti e addestrate al mondo possa parlare così ingenuamente al telefono? Secondo il giornalista Andrei Soldatov, tra i massimi esperti dei servizi segreti russi, citato dall’Agi, Kudryavtsev “è una figura tecnica di supporto” che non ha partecipato attivamente all’operazione, e probabilmente “con una preparazione scarsa, ma ci deve essere qualche altra cosa”.
“Ci sono due modi di adattarsi al nuovo mondo fatto di trasparenza”, spiega il giornalista, “puoi aumentare la professionalità dei tuoi agenti, che è però uno sforzo costoso e di lungo termine oppure puoi usare operativi che mixano scarso addestramento con forza, avventurismo e una fedeltà che non esige domande”. A suo dire, sia il Gru – l’intelligence militare ritenuta dietro l’avvelenamento della ex spia Serghei Skripal nel 2018 nel Regno Unito – che l’Fsb sono ormai costituite da una nuova generazione di agenti tra i 30 e i 40 anni che non hanno neppure testimoniato il collasso del Kgb e frutto del depotenziamento dei servizi avvenuto sotto la presidenza di Dmitri Medvedev. “I servizi segreti non sono più segreti”, conclude Soldatov, “e sembra che a loro stessi non importi molto”.
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