Proteste contro la guerra in Ucraina si sono svolte dal pomeriggio di ieri, giovedì 24 febbraio, in oltre 50 città della Russia. Ma il presidente Vladimir Putin ha ordinato una reazione molto dura. Così, stando a quanto riferisce il sito indipendente Ovd-Info, più di 1700 persone sono state arrestate.
Mobilitazioni ci sono state anche nella capitale Mosca: alcune centinaia di manifestanti si sono radunati vicino al monumento a Pushkin gridando ‘no alla guerra’. La piazza è stata poi chiusa. Un corrispondente di Ria Novosti ha raccontato di aver assistito a oltre una decina di arresti, e a controlli diretti anche su alcuni giornalisti.
Numerosi anche gli arresti a San Pietroburgo, dove i manifestanti si erano raccolti presso Gostiny Dvor.
Era dal ritorno e del successivo arresto di Aleksei Navalny in Russia nel gennaio dello scorso anno che non si svolgevano proteste così diffuse in tutto Paese. L’arresto allora di migliaia di persone, così come l’avvio di procedimenti giudiziari a carico degli attivisti e l’inserimento di diverse organizzazioni nell’elenco delle ong estremiste e terroriste,, avevano costretto gli organizzatori delle manifestazioni a chiedere la fine delle proteste.
Alcuni volti noti del mondo dello spettacolo, come il conduttore Ivan Urgant, hanno postato messaggi come “Paura e dolore. No alla guerra”, senza mai nominare il presidente Vladimir Putin, ma in un gesto che in Russia può portare a ritorsioni.
Il direttore della Novaya Gazeta Dmitry Muratov, che l’anno scorso ha vinto il premio Nobel per la Pace, ha anche detto che pubblicherà l’edizione di domani del giornale sia in russo che in ucraino. Ha scritto: “Non riconosciamo l’Ucraina come un nemico e la lingua ucraina come la lingua del nemico. E non lo ammetteremo mai”
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