Le autorità russe hanno inserito l’inesistente “movimento internazionale Lgbt” nella lista delle organizzazioni coinvolte in “attività estremiste o di terrorismo”. Il provvedimento, come riporta oggi l’agenzia di stampa russa Tass, è stato emesso dal Servizio federale di monitoraggio finanziario della Federazione Russa (Rosfinmonitoring).
L’inserimento nell’elenco, la cui lista completa è consultabile sul sito-web dell’autorità russa, prevede il congelamento dei fondi bancari e la sospensione di ogni servizio offerto a chiunque ne faccia parte, che si tratti di una persona fisica, giuridica o di una qualsiasi associazione.
La decisione di Rosfinmonitoring è solo l’ultimo atto adottato in Russia contro l’inesistente “movimento internazionale Lgbt” nel quadro di una politica sempre più repressiva contro le minoranze sessuali.
Una legge approvata nel 2013 vieta infatti la “propaganda” di “rapporti sessuali non tradizionali” rivolti ai minori, una norma poi ampliata nel 2022 a qualsiasi forma di “propaganda” Lgbt sui media, online e persino in libri e film. Quindi, nel luglio 2023, la Duma russa ha anche vietato alle persone transgender interventi chirurgici e terapie ormonali sostitutive per il cambio di sesso. Finché nel novembre scorso, su istanza del ministero della Giustizia di Mosca, la Corte Suprema russa ha bandito per “estremismo” quello che ha definito il “movimento internazionale Lgbt”, vietandone le attività su tutto il territorio della Federazione.
In Russia però non esiste alcuna organizzazione con questo nome ma tale vaga formulazione ha comunque aperto la strada a una pesante repressione. Tra gennaio e febbraio infatti sono cominciati i primi processi per “estremismo” Lgbt.
Un’abitante di Nizhny Novgorod, ad esempio, è stata arrestata e ha trascorso cinque giorni in carcere perché indossava degli orecchini a forma di rana color arcobaleno. A Saratov invece una fotografa 33enne è stata multata per aver pubblicato sul proprio profilo Instagram una foto con una bandiera arcobaleno. Altre due donne invece hanno ricevuto una multa per aver diffuso online un video mentre si baciavano.
L’ultimo caso risale al 20 marzo quando negli Urali sono stati arrestati i gestori di un bar, che ora rischiano fino a dieci anni di carcere solo per le loro opinioni. Secondo l’accusa infatti, “nel corso delle indagini è stato accertato che gli imputati, persone con orientamento sessuale non tradizionale, sostengono le opinioni e le attività del movimento pubblico internazionale Lgbt, che è bandito nel nostro Paese”.
Tutto questo mentre il presidente Vladimir Putin, appena riconfermato per altri sei anni alla guida della Russia, promuove da tempo la tutela della “famiglia” e la “difesa della religione” contro un Occidente definito “decadente”.