La commissione indipendente istituita dalla World Anti-Doping Agency (Wada) – l’Agenzia mondiale antidoping – vorrebbe escludere la Russia da ogni competizione internazionale comprese le olimpiadi di Rio del 2016 a causa delle ripetute vicende di doping che hanno coinvolto gli sportivi russi.
La decisione finale spetterà alla Federazione mondiale dell’atletica (Iaaf) che dovrà valutare i dati emersi dalle indagini, durate 11 mesi.
Secondo il report, molti atleti russi, inclusi gli olimpionici, avrebbero partecipato a un programma di doping sistematico durato anni.
Richard W. Pound, uno dei commissari della Wada, ha commentato dicendo: “È peggio di quanto credessimo. Si tratta di un residuo del vecchio sistema dell’Unione Sovietica”, facendo riferimento al sistema di doping in vigore nella Germania dell’est.
Il report accusa atleti, allenatori, dottori e istituzioni russe antidoping, inclusa quella che ha condotto i test ai giochi olimpici invernali di Sochi, puntando il dito anche contro il governo russo, che non solo avrebbe finto di non sapere quello che stava accadendo, ma che si sarebbe reso complice della rete illegale.
Secondo le indagini, gli atleti russi sapevano in anticipo quando sarebbero stati sottoposti ai test e quando questo non bastava, le società corrompevano i dottori o compivano atti intimidatori per nascondere l’utilizzo delle sostanze rinvenute nelle analisi degli sportivi, utilizzando anche membri dei servizi segreti.
Nel dicembre del 2014, oltre 1.400 campioni di analisi sarebbero stati distrutti per occultare la positività ai test antidoping degli atleti.
La Russia avrebbe sabotato le olimpiadi di Londra del 2012. Due delle vincitrici degli 800 metri, l’oro Mariya Savinova e il bronzo Ekaterina Poistogova, erano in realtà positive a sostanze dopanti.
La Wada riporta che la Russia è stata nel 2013 in Paese con più casi di doping scoperti e da sola ha ricoperto il 12 per cento di quelli globali.
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