Il Cremlino ha bandito la testata indipendente The Moscow Times etichettandola come una “organizzazione indesiderabile”, vietandone di fatto le pubblicazioni in Russia e mettendo a rischio di essere perseguito penalmente chiunque collabori con il giornale.
“L’operato della testata mira a screditare le decisioni della leadership russa sia in politica estera che interna”, si legge in una nota datata 10 luglio diramata dall’ufficio della Procura generale russa. Il Moscow Times, secondo il Cremlino, avrebbe pubblicato “informazioni inaffidabili e socialmente significative” volte a screditare le azioni del governo in merito alla guerra in Ucraina.
“Continueremo con il nostro lavoro come al solito: facendo giornalismo indipendente. Questo è un crimine nella Russia di Putin”, ha commentato su X (ex Twitter) il fondatore della testata, Derk Sauer. “Si può quasi vederlo (il bando, ndr) come un distintivo d’onore”.
Fondato nel 1992 in Russia con la missione di fornire ai parlanti inglese notizie indipendenti e di qualità sul Paese appena uscito dall’Unione Sovietica, da sempre The Moscow Times si vanta di rifiutare di “cedere a ogni pressione”. “Ci rifiutiamo di essere messi a tacere”, hanno fatto sapere stavolta dal giornale subito dopo l’emissione del provvedimento.
Anche l’ong Reporter Senza Frontiere (Rsf) ha protestato per la decisione del Cremlino, dicendosi “indignata”. Da parte sua, la Federazione europea dei giornalisti (Efj) ha sottolineato che il bando “è solo uno strumento repressivo nelle mani del Cremlino”.
Tale provvedimento, ha sottolineato la presidente dell’Efj Maja Sever, “mira a censurare le voci indipendenti e a criminalizzare la pratica del giornalismo indipendente, il che dimostra la vera natura del regime russo”.
“Il Moscow Times è una pubblicazione sobria, equilibrata e solida che rispetta scrupolosamente l’etica del giornalismo”, ha ricordato Andrei Jvirblis, segretario internazionale del Sindacato dei giornalisti e dei lavoratori dei media (Jmwu). “Il motivo per cui è stata etichettata come ‘organizzazione indesiderabile può quindi essere solo uno: limitare ulteriormente il suo accesso ai lettori e intimidire i suoi collaboratori. È semplicemente disgustoso”.
The Moscow Times è uno dei quasi 150 enti a essere stato inserito nell’apposito registro gestito dal ministero della Giustizia di Mosca, ai sensi della legge sulle “organizzazioni indesiderabili” adottata nel 2015 contro le ong e altri soggetti che operano in Russia ricevendo finanziamenti dall’estero. D’ora in poi, chiunque diffonda i contenuti della testata rischia conseguenze penali.
Cosa succede ora
La legge sulle “organizzazioni indesiderabili” è volutamente generica e non specifica quali siano i caratteri che ne definiscano la “indesiderabilità”. Ai sensi di questa legge, la Procura generale russa (senza bisogno del verdetto di un tribunale) può dichiarare “indesiderabile” ogni organizzazione straniera o internazionale che “minacci l’ordine costituzionale della Federazione Russa, le sue capacità di difesa o la sicurezza dello Stato”.
Una volta inseriti in questa lista nera, tali enti devono cessare tutte le attività in Russia. Altre organizzazioni e individui che si impegnano in un “coinvolgimento continuo” con queste organizzazioni possono essere soggetti a sanzioni amministrative e penali mentre la sola partecipazione a ogni loro attività può costituire un reato punibile con pene detentive fino a sei anni.
A tali associazioni è infatti vietato organizzare eventi pubblici e detenere o distribuire materiale promozionale, anche attraverso i media. Le banche e gli istituti finanziari russi non possono collaborare con questi enti ma sono tenuti a informare l’agenzia di vigilanza del settore su tutti i soggetti che tentano di entrarvi in contatto.
Il provvedimento impedisce quindi a chiunque non solo di collaborare ma anche semplicemente di utilizzare il materiale prodotto da una organizzazione “indesiderabile” o di farvi persino riferimento anche con la semplice aggiunta di un link su Internet.
Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), dal 2021 le autorità russe hanno etichettato decine di aziende editoriali come “indesiderabili”. L’elenco comprende diversi media indipendenti e in esilio, tra cui l’emittente Dozhd TV (TV Rain), Meduza, Novaya Gazeta Europe, iStories, The Insider, Bellingcat e Proekt. Ma tra le organizzazioni dichiarate “indesiderabili” in Russia figurano anche Transparency International e Greenpeace.
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