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    Attentato a Mosca, Lukashenko contraddice Putin: “Gli attentatori erano diretti in Bielorussia”

    Credit: AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 26 Mar. 2024 alle 19:37 Aggiornato il 26 Mar. 2024 alle 19:57

    Per il leader bielorusso Alexander Lukashenko, i presunti autori della strage del 22 marzo alla Crocus City Hall di Mosca hanno cercato inizialmente di fuggire in Bielorussia e non in Ucraina, come insiste a dire da giorni il presidente russo Vladimir Putin.

    Ieri, per la prima volta, Putin aveva riconosciuto la matrice “islamista” dell’attentato rivendicato dal sedicente Stato Islamico, che ha provocato almeno 139 morti e 200 feriti, rilanciando però la teoria della presunta “finestra aperta” lasciata dall’Ucraina agli attentatori, un’accusa sempre respinta al mittente da Kiev.

    Oggi, come riportato dall’agenzia di stampa ufficiale bielorussa BelTA, è stato lo stesso presidente Lukashenko a contraddire il leader del Cremlino. Secondo il capo di stato di Minsk infatti, in un primo momento i presunti autori della strage erano diretti in Bielorussia ma, spaventati dal dispositivo di sicurezza preparato dalle autorità locali, avrebbero poi deciso di tornare indietro verso il confine russo-ucraino.

    Durante una conferenza stampa tenuta a margine di un’ispezione alle truppe di stanza nel distretto di Oshmyany dell’Oblast di Grodno, a circa 15 chilometri dal confine con la Polonia, il presidente bielorusso ha spiegato le misure di sicurezza adottate da Minsk subito dopo l’attentato a Mosca.

    “Abbiamo messo in allerta le nostre unità. In particolare sono state coinvolte le forze del ministero degli Interni, allestite postazioni sulle strade – comprese quelle alla frontiera con la Russia – e schierate le forze del Kgb, del Comitato per i confini di Stato e alcune unità militari”, ha sottolineato Lukashenko.

    “Ecco perché (i presunti attentatori, ndr) non sono potuti entrare in Bielorussia. Lo hanno visto”, ha aggiunto il presidente bielorusso. “Quindi si sono allontanati e si sono diretti verso la sezione del confine ucraino-russo”, dove secondo Lukashenko le operazioni per l’arresto dei presunti autori della strage “sono andate molto bene”.

    Il 23 marzo, il giorno dopo l’attentato, quattro presunti attentatori sono stati arrestati a bordo di un’auto nella regione di Bryansk, al confine sia con l’Ucraina che con la Bielorussia. In tutto in Russia sono state fermate 11 persone sospettate di essere coinvolte a vario titolo nell’attacco, di cui 8 si trovano attualmente in carcere con l’accusa di terrorismo.

    Oggi il direttore del Fsb, Alexander Bortnikov, ha accusato “i servizi segreti occidentali e i servizi segreti ucraini” di essere “collegati” all’attentato a Mosca anche se, per sua stessa ammissione, i mandanti non sono ancora stati identificati.

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