Il sedicente Stato islamico ha confermato oggi l’arresto in Russia di quattro dei suoi membri, autori dell’attentato del 22 marzo alla Crocus City Hall di Mosca, che ha provocato 143 morti, 360 feriti e 143 dispersi. La notizia è apparsa sull’ultimo numero di an-Naba, una pubblicazione settimanale dell’organizzazione jihadista, circolata in mattinata su diversi gruppi Telegram vicini all’Isis e citata anche dall’agenzia di stampa francese Afp.
“Quattro combattenti, tutti soldati del Califfato”, secondo su an-Naba, hanno attaccato la sala concerti alla periferia di Mosca: tre hanno usato dei fucili mitragliatori mentre il quarto ha provocato l’incendio della struttura per ostacolare i soccorsi. La loro fuga, come riporta la pubblicazione dell’organizzazione jihadista, sarebbe legata a un “malfunzionamento delle armi”. Gli autori della strage, secondo la ricostruzione del’Isis, sono stati quindi “inseguiti” da forze terrestri e aeree, che li hanno poi “accerchiati” in una foresta. “Possa Dio liberarli dalla loro prigionia”, conclude an-Naba.
In tutto in Russia sono state fermate 12 persone sospettate di essere coinvolte a vario titolo nell’attacco, di cui 9 si trovano attualmente in carcere con l’accusa di terrorismo, compresi i quattro presunti autori materiali della strage, comparsi domenica 24 marzo in tribunale con evidenti segni di percosse. Ma gli arresti non si fermano.
Continuano gli arresti
Il 25 marzo, come riporta oggi l’agenzia di stampa britannica Reuters, altri 9 sospetti sono stati arrestati in Tagikistan, luogo d’origine di alcuni dei fermati in Russia, perché sospettati di essere coinvolti nell’attacco alla Crocus City Hall e di avere legami con l’Isis. Gli arresti, disposti dal Comitato per la Sicurezza dello Stato di Dushanbe, sono stati effettuati nella città di Vakhdat.
Oggi invece, come annunciato dall’ufficio stampa del Tribunale di Mosca, è stato arrestato in Russia un nono sospettato, identificato come Nazrimad Loutfoulloi, anch’egli originario del Tagikistan, che resterà in custodia cautelare almeno fino al 22 maggio prossimo con l’accusa di terrorismo.
Ieri, secondo una nota del Comitato investigativo russo citata dall’agenzia di stampa statunitense AP, era stata fermata un’altra persona sospettata di aver finanziato l’attentato. Il comunicato però non ha fornito ulteriori dettagli sull’identità del sospetto o sulle accuse mosse contro di lui. Al contrario, il Comitato ha affermato che gli autori della strage avevano “legami con i nazionalisti ucraini” e avevano ricevuto “ingenti” somme di denaro dall’Ucraina.
Lo stesso presidente Vladimir Putin ha riconosciuto la matrice “islamista” dell’attentato rivendicato dal sedicente Stato Islamico, rilanciando però la teoria della presunta “finestra aperta” lasciata dall’Ucraina agli attentatori, un’accusa sempre respinta al mittente da Kiev.
Una versione smentita persino dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko, secondo cui i presunti autori della strage hanno cercato inizialmente di fuggire in Bielorussia e non in Ucraina. Secondo il direttore del Fsb Alexander Bortnikov però, “i servizi segreti occidentali e i servizi segreti ucraini” sono “collegati” all’attentato a Mosca anche se, per sua stessa ammissione, i mandanti non sono ancora stati identificati.