La procura di Stato russa ha chiesto al tribunale di Mosca un’ulteriore condanna a 13 anni di carcere per l’attivista russo Alexey Navalny nonché il pagamento di una multa di un milione e 200mila rubli (pari a 10mila dollari secondo il cambio attuale) per le accuse di frode e oltraggio alla corte. Il dissidente è accusato di avere sottratto dei fondi raccolti attraverso la sua “Fondazione per la lotta alla corruzione” (Fbk) e di un episodio relativo al processo per diffamazione contro il veterano Ignat Artemnko in cui, per i giudici, avrebbe commesso il reato di oltraggio alla corte.
Ma secondo Navalny due degli attuali quattro capi d’imputazione che pendono sul suo conto sarebbero falsi e altre due deriverebbero da testimonianze rilasciate sotto costrizione: poco prima che fosse resa nota la richiesta del procuratore, infatti, la squadra di Navalny aveva ricostruito che uno dei testimoni chiamati all’udienza è in realtà un dipendente dell’amministrazione presidenziale.
L’attivista 44enne si trova già in carcere e deve scontare una pena di due anni e otto mesi (dopo 10 mesi ai domiciliari) per il caso “Yves Rocher”, in cui è accusato di aver sottratto fondi aziendali di “Yves Rocher Vostok” nella misura di oltre 26,7 milioni di rubli e per aver violato i termini della libertà vigilata quando era in cura in Germania dopo essere stato avvelenato con l’agente nervino Novichock, per un presunto caso di corruzione che risale al 2014: accuse che Navalny ha sempre dichiarato “false dalla prima all’ultima parola”.
Il suo staff ha definito il processo in corso “pilotato“: “La sentenza di Alexey Navalny – ha scritto su Telegram il capo del suo staff, Leonid Volkov – è nota da tempo: l’ergastolo. Fino alla fine della vita di una delle due persone: lo stesso Navalny o Vladimir Putin. Il fatto che Putin creda di resistere per altri 13 anni denota grande ottimismo e sopravvalutazione delle proprie capacità. Più o meno la stessa sopravvalutazione che tre settimane fa gli ha fatto attaccare l’Ucraina”, recita il messaggio.