“A fine settembre il presidente iraniano si recherà a New York per l’annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite”.
A dare l’annuncio mercoledì in conferenza stampa il neo Ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif. Si tratta della prima trasferta internazionale per Hassan Rouhani.
Una visita ufficiale piuttosto significativa e un’opportunità imperdibile per il neopresidente iraniano, che dovrà impegnarsi a fondo per poter offrire al mondo un’immagine diversa del Paese all’estero, al fine di cancellare, o per lo meno ridimensionare, quella coltre di discredito che il suo predecessore Mahmoud Ahmadinejad aveva contribuito a ispessire con le continue provocazioni contro l’Occidente e contro Israele, lanciate dal palco dell’Assemblea Generale, che spesso avevano costretto molti diplomatici presenti in sala ad abbandonare la sessione e uscire fuori in segno di protesta.
Secondo fonti interne al Ministero degli Esteri, Rouhani prenderà parte al summit sul disarmo nucleare, in programma il 26 settembre prossimo.
Il presidente iraniano pronuncerà il suo discorso davanti ai ministri degli Esteri e ai rappresentanti del Movimento dei Paesi non allineati, di cui l’Iran stesso detiene la presidenza di turno.
Un dibattito importante che verterà immancabilmente sulla questione nucleare e sul programma di arricchimento dell’uranio, vera spina nel fianco degli Stati Uniti.
Per Washington non è chiaro se Rouhani ammorbidirà o meno la sua posizione in merito alla questione nucleare (considerato un diritto inalienabile per raggiungere scopi civili).
Tuttavia, una serie di modifiche apportate dal neo presidente in seno all’establishment – ad un mese dal suo insediamento – farebbero ben sperare.
L’ultima in ordine di tempo la nomina fresca di Mohammad Javad Zarif, già ministro degli Esteri del nuovo esecutivo, promosso nel ruolo di negoziatore per il nucleare.
Conosciuto negli ambienti interni come un esperto della cultura e della politica americana, per aver vissuto e studiato a lungo negli Stati Uniti, Zarif rappresenterebbe la chiave di volta della nuova politica inaugurata da Rouhani, in direzione di Washington.
Ma i buoni propositi di apertura e confronto fra Iran e Stati Uniti appaiono già in buona parte compromessi dalla questione siriana.
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