Domenica 26 novembre decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Bucarest e in altre città della Romania per protestare contro le riforme di fisco e giustizia volute dalla coalizione di governo guidata dal Partito socialdemocratico.
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Il progetto di revisione sulla giustizia, che dovrebbe diventare legge entro la fine dell’anno, è stato criticato dalla Commissione europea, dai diplomatici stranieri e da migliaia di magistrati perché porrebbe il sistema giudiziario nazionale sotto il controllo della politica, indebolendo in maniera significativa la lotta alla corruzione.
La commissione che ha lavorato alla riforma è guidata da Florin Iordache, che nel febbraio scorso si era dimesso da ministro della Giustizia dopo che un decreto sulla corruzione da lui proposto aveva scatenato la più grande protesta di piazza in Romania dai tempi della rivoluzione anti-comunista del dicembre 1989 che portò alla fucilazione dell’allora presidente Nicolae Ceaușescu.
Secondo stime riportate da Reuters, alla manifestazione di domenica 26 novembre a Bucarest hanno partecipato 30mila persone. Altre 20mila sono scese in piazza in altre 70 città rumene.
I dimostranti scesi in piazza nella capitale si sono radunati davanti alla sede del governo per chiedere le dimissioni dell’esecutivo guidato dal primo ministro Mihai Tudose al motto di “Ladri, ladri” e “Vogliamo giustizia, non corruzione. Il Partito socialdemocratico è la peste rossa”.
In base ai dati raccolti dalla ong Transparecy International, la Romania è uno dei paesi dell’Unione europea dal livello di corruzione più alto. Nonostante questo, Bruxelles ha più volte espresso giudizi positivi nei confronti del lavoro dei magistrati rumeni nella lotta alle tangenti.