Secondo i dati raccolti dalla ong internazionale Medici senza frontiere nei campi di rifugiati in Bangladesh, almeno 6.700 persone appartenenti alla minoranza islamica dei rohingya sarebbero state uccise dall’intensificarsi degli scontri in Birmania tra agosto e settembre 2017.
Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come
Tra le vittime vi sarebbero anche almeno 730 bambini di età inferiore ai cinque anni.
“I numeri forniti molto probabilmente sono inferiori rispetto al dato reale, considerando il fatto che non abbiamo monitorato tutti i campi rifugiati”, hanno detto i portavoce di Medici senza frontiere.
La ong vincitrice del premio Nobel per la pace nel 1999 stima che le vittime nel mese di agosto possano essere state più di 13mila.
Numeri molto più alti rispetto a quelli forniti dalle autorità birmane che parlano di circa 400 morti in tutto, la maggior parte dei quali descritti come “terroristi islamici”.
La crisi umanitaria al confine tra la Birmania e il Bangladesh coinvolge una delle minoranze più perseguitate al mondo: quella dei musulmani rohingya, che vivono prevalentemente nello stato birmano settentrionale di Rakhine. Dal 1970 il governo birmano ha messo in atto dure repressioni contro questa minoranza, causando migliaia di morti e di centinaia di migliaia di profughi.
LEGGI ANCHE: SPECIALE: La crisi dei rohingya in Birmania
Le violenze contro i rohingya si sono acuite alla fine di agosto del 2017, quando sono scoppiati gli scontri tra le forze di sicurezza birmane e alcuni miliziani del gruppo paramilitare Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), formazione paramilitare vicina alla comunità rohingya.
Le battaglie hanno causato centinaia di morti nello stato di Rakhine e hanno dato inizio a un esodo che ha portato finora quasi 650mila musulmani rohingya ad attraversare il confine con il Bangladesh.
Due reporter arrestati mentre indagavano sulle violenze contro i rohingya
Da molti mesi gli occhi del settore dell’informazione internazionale sono puntati sull’evolversi della crisi umanitaria in corso nel paese del sud-est asiatico, nonostante le rimostranze delle autorità nazionali.
Mercoledì 13 dicembre due giornalisti dell’agenzia di stampa Reuters, Wa Lone e Kyaw Soe Oo, sono stati arrestati in Birmania mentre stavano raccogliendo informazioni sulle violenze contro i rohingya.
I due reporter, come si legge nel comunicato diffuso dalle forze dell’ordine e citato da Reuters, avrebbero “acquisito illegalmente informazioni con l’intento di condividerle con i media stranieri”.
Wa Lone e Kyaw Soe Oo avevano fatto perdere le loro tracce martedì 12 dicembre, dopo essere andati a cena per incontrare alcuni ufficiali di polizia.
“I due reporter stavano indagando su eventi in corso in Birmania che interessano tutto il mondo e oggi siamo venuti a sapere che sono stati arrestati per il loro lavoro”, ha detto Stephen J. Adler, presidente e caporedattore di Reuters.
“Siamo indignati per questo sfacciato attacco alla libertà di stampa. Chiediamo alle autorità di rilasciare immediatamente i due giornalisti”, ha aggiunto Adler.