Il neo-presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, eletto lo scorso 8 maggio, ha annunciato di voler reintrodurre la pena di morte per impiccagione nel paese. Lo ha reso noto lo stesso Duterte durante una conferenza stampa tenutasi domenica 15 maggio nella città di Davao.
Il nuovo presidente, che entrerà in carica ufficialmente il prossimo 30 giugno per un mandato di sei anni, ha poi aggiunto che vorrebbe ampliare i poteri delle forze di polizia, conferendo loro la licenza di uccidere i criminali.
Duterte, soprannominato “Il castigatore” per la decisa azione repressiva messa in campo quando era sindaco della città di Davao, ha sottolineato durante la conferenza stampa che farà pressioni sul Congresso affinché venga ripristinata la pena capitale e affinché la polizia possa sparare per uccidere esponenti del crimine organizzato e coloro che resistono all’arresto.
Non è chiaro come il neo-presidente riuscirà a mettere a frutto questi provvedimenti, ma gli analisti accreditano il suo successo proprio alla sua linea dura contro il crimine.
La pena di morte nelle Filippine era stata abrogata nel 2006 dall’allora presidente Gloria Arroyo, che firmò una legge che cancellava la pena capitale, poco prima di recarsi in visita ufficiale in Vaticano per un incontro con Papa Benedetto XVI.
(Qui sotto, le dichiarazioni alla stampa del neo presidente Duterte sulla volontà di ripristinare la pena di morte nel paese)
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