In Ungheria, sotto il governo conservatore di Viktor Orbán, cresce la minaccia del razzismo e dell’antisemitismo. Dichiarazioni scioccanti fuoriescono ormai regolarmente dal Paese membro dell’Unione Europea e la svolta autoritaria suggerita dalla recente riforma costituzionale, invisa a Bruxelles, ha consolidato la pessima reputazione internazionale di cui gode il governo Orbán.
Un caso recente si è verificato il 15 marzo scorso, quando la più alta onorificenza nel Paese è stata conferita a personalità a dir poco controverse. Come riporta Deutsche Welle, Ferenc Szaniszlo e Kornel Bakay hanno vinto il premio Tancsics, spingendo almeno una dozzina dei premiati degli anni passati a riconsegnare i loro riconoscimenti come gesto di protesta.
Il primo è un giornalista che in passato è apparso in televisione sostenendo diverse teorie cospiratorie ed è arrivato a definire gli ebrei “immondizia” e i rom “scimmie”. Bakay è invece un archeologo che si è fatto promotore di tesi singolari tra cui l’origine ungherese di Gesù e la responsabilità degli ebrei nell’aver dato inizio alla compravendita di schiavi nel Medioevo.
Un altro premio, la Croce d’oro al merito, è infine andato a Janos Petras, frontman dei Karpatia, un gruppo molto vicino al partito di estrema destra Jobbik che in passato ha anche preso parte a una marcia della Guardia ungherese, un’organizzazione paramilitare dissolta dai tribunali nel 2009.
Il ministro delle Risorse umane, Zoltan Balog, responsabile per l’attribuzione dei riconoscimenti, si è dissociato dalla scelta dei premiati, in particolare del giornalista Szaniszlo, dichiarando di non essere stato a conoscenza delle sue affermazioni antisemite. In risposta alle polemiche e alla richiesta del ministro, il giornalista ha poi restituito il premio.
Un’altra persona vicina al governo è Zsolt Baker, un opinionista di destra, che a gennaio affermava pubblicamente che ai rom non dovrebbe essere concesso esistere. Le dichiarazioni sono state anche riprese e difese da un giornale vicino a Fidesz, il partito di Orbán.