Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Cosa è successo il 5 luglio in Grecia

    Con un referendum, i greci hanno rifiutato nettamente le proposte dei creditori internazionali. Qui c'è quello che dovreste sapere sul voto del 5 luglio

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Lug. 2015 alle 08:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:46

    Il 5 luglio circa 9,9 milioni di greci sono stati chiamati a votare tramite un referendum per decidere se accettare o meno il piano proposto dai creditori internazionali. Nonostante i sondaggi prima del voto avessero pronosticato un testa a testa tra i due fronti, la maggior parte dei cittadini greci ha votato no (in greco OXI), rifiutando le proposte dei creditori internazionali sul debito greco.

    La notte tra il 5 e il 6 luglio è stato completato lo spoglio dei voti: ha vinto il no con il 61,31 per cento (3.558.450 voti), contro il sì al 38,69 per cento (2.245.537 voti). L’affluenza è stata al 62,4 per cento e i voti invalidi sono stati il 5,80 per cento del totale.

    La mattina del 6 luglio il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato le dimissioni, per poter aiutare il primo ministro greco Alexis Tsipras a trovare un accordo con i creditori internazionali. Nel suo blog personale, Varoufakis ha scritto la seguente lettera:

    “Il referendum del 5 luglio rimarrà nella storia come un momento unico, in cui una piccola nazione europea si è ribellata contro la schiavitù del debito. Come tutte le battaglie per i diritti democratici, anche questo storico rifiuto verso l’ultimatum dell’Eurogruppo del 25 giugno arriva con un grande prezzo da pagare. E’ fondamentale che il mandato assegnato al nostro governo da questo splendido risultato del fronte del no sia trasformato il prima possibile in un  a una vera risoluzione della crisi e un accordo che parli di ristrutturazione del debito, meno austeritàridistribuzione a favore dei più poveri e riforme reali.

    Subito dopo l’annuncio ufficiale dei risultati del referendum, sono venuto a conoscenza del fatto che alcuni membri dell’Eurogruppo e altri partner avrebbero preferito la mia “assenza” dagli incontri. Quest’idea è stata giudicata positivamente dal primo ministro greco, che ha detto che potenzialmente sarebbe stata utile per permettergli di trovare un accordo. Per questo oggi lascio il ministero delle Finanze.

    Mi sento in dovere di aiutare Alexis Tsipras a sfruttare, come lui meglio crede, il mandato che ieri ci hanno assegnato i greci tramite il referendum. Ma con orgoglio continuerò ad accusare i creditori. 

    Noi della Sinistra sappiamo come agire collettivamente, senza aver cura dei privilegi del ruolo. Sono a completa disposizione del premier Tsipras, del nuovo ministro delle Finanze e del nostro governo.

    Lo sforzo sovraumano di onorare le coraggiose persone della Grecia, il voto del celebre fronte OXI (in greco NO) e l’esempio di democrazia che abbiamo dato al mondo intero è appena agli inizi”.

    Il 5 luglio migliaia di manifestanti anti-austerity sono scesi nelle piazze di Atene e di altre città greche, per festeggiare il risultato del referendum.Il primo ministro greco Alexis Tsipras e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis hanno ringraziato i greci per la scelta “coraggiosa”.

    Reazioni negative sono invece giunte dai leader europei. Il vice-cancelliere e leader social-democratico tedesco Sigmar Gabriel ha detto che sarà difficile negoziare un terzo bailout per la Grecia. La Commissione europea tuttavia ha dichiarato che il risultato del referendum verrà rispettato.

    Dopo lo spoglio del 70 per cento dei voti, quando era ormai chiara la vittoria del no, il leader dell’opposizione ed ex premier greco Antonis Samaras, del partito conservatore Nuova Democrazia, ha annunciato le dimissioni.

    La Grecia si ritrova ora in una difficile situazione. Le banche, chiuse il 29 giugno scorso, sono a corto di liquidità e presto potrebbero esaurire gli ultimi fondi rimasti. Nel corso della notte tra il 5 e il 6 luglio, il governo greco ha incontrato i vertici delle banche greche per discutere possibili soluzioni.

    La Banca centrale greca potrebbe chiedere alla Banca centrale europea nuovi fondi d’emergenza. Secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian gli analisti finanziari prevedono che questa richiesta non sarà accettata, ma il quotidiano greco Ekathimerini ha riferito che fonti della Banca centrale europea hanno riferito che – per evitare il tracollo del sistema – si potrebbe arrivare a un nuovo accordo.

    Un economista contattato da The Guardian ha inoltre predetto che c’è il 75 per cento di possibilità che la Grecia lasci l’eurozona, mentre altri sono più scettici e pensano che sia ancora possibile trovare una soluzione.

    Articoli correlati

    – La diretta del referendum in Grecia

    – La crisi in Grecia, spiegata senza giri di parole

    – L’intervista di Davide Lerner a Paul De Grauwe: “Non dovevamo fare l’euro”

    – Il riassunto: Cos’è, cosa vuole e chi c’è dietro Syriza 

    – Foto-gallery: Le fabbriche fantasma della Grecia 

    – Analisi: La Cina può salvare la Grecia?

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version